Le immagini inviate a Terra dalla sonda Rosetta (ESA) dalla sua orbita attorno a 67P/Churyumov-Gerasimenko da gennaio del 2014 a settembre del 2016 sono la cronaca dei cambiamenti avvenuti sulla superficie della cometa, mentre questa si avvicinava al Sole. Il calore della nostra stella ha infatti vaporizzato parte del ghiaccio che compone l'oggetto, che in alcuni casi è stato sparato fuori dal corpo della cometa in spettacolari getti (outburst).
Frane cometarie. Quando, a causa del calore, il ghiaccio contenuto nella cometa passa da una configurazione amorfa a una cristallina, il suo volume aumenta: l'aumento di pressione lo spara verso l'esterno, vincendo la debole forza di gravità della cometa. Il calore del Sole ha conseguenze anche sulla superficie, dove interi dirupi collassano: un evento sorprendente, considerando che la forza di gravità su quell'oggetto è 1/1000 di quella sulla Terra.
Rolling stones. La forza di gravità della cometa è talmente debole che un astronauta potrebbe vincerla con un salto. Le frane sono infatti possibili solamente in virtù della composizione geologica di 67P: i massi sono molto più fragili di ciò che si potrebbe pensare guardandoli (si stima che siano 100 volte più friabili della neve fresca). Studiando le immagini scattate dalla sonda, i ricercatori del DLR (l'Agenzia spaziale tedesca) hanno visto che un masso di 10 metri di diametro, del peso stimato di 230 tonnellate, è caduto da un dirupo ed è rimbalzato più volte prima di fermarsi.
Le immagini qui sopra sono relative alla zona di connessione dei due lobi che compongono 67P: è la regione che ha subito più cambiamenti mentre la cometa passava al perielio (il punto della sua orbita più vicino al Sole). In quel tratto dell'orbita la sonda Rosetta era parcheggiata a distanza di sicurezza, per evitare che le polveri e i getti la danneggiassero. Questo non ha impedito alla sonda dell'ESA di catturare complessivamente ben 76.000 immagini: un archivio imponente, che darà da studiare per anni agli scienziati.