Il lancio del più grande telescopio spaziale americano mai costruito è stato di nuovo rinviato: ad annunciarlo è la Nasa, che ha fatto sapere che il James Webb Space Telescope, che sarebbe dovuto partire alla fine del 2018, non sarà pronto prima del 2021 - e anche che serve un altro miliardo di dollari per completare il telescopio.
Dichiarazioni doverose, in particolare sui costi, dopo aver preso atto dei risultati di una commissione di inchiesta indipendente che ha stimato lo stato attuale dei lavori sul telescopio spaziale. La commissione è stata nominata la scorsa primavera, dopo che alcune parti del telescopio si erano staccate dal corpo centrale durante le prove di sollecitazione in fase di lancio. In quell'occasione circa 70 elementi di fissaggio di varia strumentazione si sono allentati e alcuni si sono staccati e persi. Un ovvio motivo di grande preoccupazione.
Errori e superficialità. Secondo gli esperti della commissione, all'origine di ciò che ha portato a una crisi senza precedenti nella costruzione di un telescopio spaziale vi sono errori umani, eccessivo ottimismo e la complessità ampiamente sottovalutata del telescopio stesso. Il progetto del James Webb nasce da una collaborazione tra la Nasa e l'Esa, l'Agenzia spaziale europea, ed è stato fin qui un asperanza per gli astronomi, in quanto erede evoluto del telescopio spaziale Hubble.

Purtroppo, fin dall'inizio della costruzione, i ritardi e i problemi sono stati all'ordine del giorno, a partire dai costi - che erano evidentemente stati valutati al ribasso. Circa nove anni fa, all'inizio, era infatti stato fissato un budget di 8 miliardi di dollari: il budget è però già stato superato di 800 milioni, e stime molto conservative parlano della necessità di ulteriori 800 milioni - portando il tutto vicino ai 10 miliardi di dollari - sempre che non succeda altro ancora.
È certo che il Congresso Usa stanzierà ciò che serve, anche per non perdere quanto fatto finora o per non consegnare il progetto ad altri Paesi, ma a quale prezzo? La vittima potrebbe essere l'ambizioso telescopio WFirst, che dovrebbe cercare l'energia oscura e i pianeti extrasolari.
Ai confini del tempo. Lo specchio del telescopio James Webb ha un diametro di 6,5 metri (quello di Hubble è di 2,4 metri). Potrà raccogliere molta più luuce di Hubble e, in questo modo, osservare anche oggetti nati poco dopo il Big Bang. Gli astronomi sperano proprio in questo: vedere e studiare quello che c'era appena 150 milioni di anni dopo la nascita dell'Universo, un "momento" di cui non conosciamo nulla, se non da un punto di vista teorico.


Per osservare quegli oggetti il telescopio scandaglierà nell'infrarosso, perché la luce prodotta da quelle antiche stelle è stata "stirata" nel tempo a causa del loro allontanamento e oggi si possono appunto scoprire solamente nell'infrarosso, lunghezza d'onda ottimale anche per lo studio dei pianeti extrasolari.
Per lavorare nell'infrarosso, però, il telescopio dovrà essere molto freddo e perciò, nello spazio, dispiegherà un ombrello gigante, grande quanto un campo da tennis, per proteggersi dalle radiazioni solari.