Rientrati alla base. Alle 14,44 ora italiana il cosmonauta russo Oleg Artemyev e gli astronauti americani Ricky Arnold e Drew Feustel sono atterrati, a bordo della capsula Soyuz, nella steppa del Kazakhistan, di ritorno dalla Stazione spaziale internazionale.
Hanno concluso così la loro missione durata 197 giorni, nel cui programma c'erano quattro "passeggiate spaziali" e una lunga lista di ricerche scientifiche. Fuori dal programma, invece, per la prima volta nella storia dell’esplorazione umana dello spazio, una perdita d’aria sofferta dalla navicella mentre era attraccata alla Stazione Spaziale Internazionale. Un problema che fece scattare l’emergenza, ma senza mettere realmente in pericolo per gli astronauti a bordo.
Cambio della guardia. Alexander Gerst, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, ha preso dunque il comando e ora insieme ai suoi due compagni di volo attende il nuovo equipaggio che verrà inviato il prossimo 11 ottobre e che, come poche altre volte è accaduto, sarà composto da soli due astronauti e non dai "soliti" tre. A bordo vi saranno infatti Nick Hague della NASA e Alexey Ovchinin dell’Agenzia Spaziale Russa.
Il problema del foro. Tornando al "mistero del buco", non si sono ancora spente le polemiche, e soprattutto non si sono chiuse le indagini, circa l'inusuale imprevisto. Sul piccolo foro trovato a bordo della Soyuz lo scorso 29 agosto la Russia ha sollevato l'ipotesi del sabotaggio: la Roscosmos, l’Agenzia Spaziale Russa, ha infatti fatto sapere che sta indagando sulla possibilità che la navicella sia stata trivellata "intenzionalmente". La NASA sostiene invece che sia possibile, anzi è quasi certo, che il forellino sia stato creato sì, artificiosamente, ma che questo non significhi che sia stato fatto intenzionalmente, per sabotare la missione.
Quel che è certo è che difficilmente si arriverà a uno “scontro” tra le due agenzia spaziali, se non altro per ragioni di convenienza.
Per convenienza. Se la NASA vorrà continuare a mandare uomini nello spazio, infatti, avrà bisogno di appoggiarsi alle capsule russe di Roscosmos: questo almeno fin quando l'ente americano non avrà la certezza di poter fare affidamento sulle navicelle per trasporto-uomini della Space X e della Boeing e questo non dovrebbe accadere prima del 2019. A maggior ragione se ci fossero ritardi sulla tabella di marcia...: in ogni modo al momento la NASA ha "prenotato" viaggi a bordo delle Soyuz fino all’inizio del 2020.
D'altro canto, anche l'agenzia russa Roscosmos, è costretta a mantenere rapporti di buon vicinato con i colleghi americani se vorrà continuare a partecipare alle attività sulla Stazione spaziale.
A bordo dell'avamposto umano nello spazio, infatti, ci sono alcuni elementi il cui accesso è conosciuto quasi esclusivamente agli uomini della NASA: ecco perché è necessaria la presenza di questi ultimi a bordo.