Nella serata di mercoledì 16 dicembre (ora italiana, già notte fonda in Cina), la capsula della missione spaziale cinese Chang'e 5 è atterrata nelle steppe della Mongolia Interna, portando sulla Terra i campioni di suolo raccolti sulla Luna. Erano 44 anni che non arrivavano a Terra "pezzi" del nostro satellite naturale. Tutto si sarebbe svolto secondo quanto previsto dall'agenzia spaziale cinese.
Toccata e fuga. La sonda Chang'e 5 – erede di due precedenti missioni lunari cinesi Chang'e-3 e Chang'e-4 – era partita dalla Terra il 24 novembre ed è arrivata in orbita attorno alla Luna il 28 novembre. Dopo tre giorni la navicella di allunaggio è scesa sulla superficie, mentre la navicella madre è rimasta in orbita lunare ad attenderla. Dopo aver raccolto campioni, parte direttamente dalla superficie e parte grazie a una perforazione, il 3 dicembre il modulo di ascesa è ripartito dalla superficie con il prezioso carico per riagganciarsi dopo due giorni al modulo in orbita lunare.


Dopo avere trasferito il materiale su quest'ultimo, il modulo lunare è stato fatto precipitare deliberatamente sulla Luna, per evitare che si trasformasse in un detrito spaziale pericoloso soprattutto per le future missioni.
Che tuffo! Quindi, dopo aver atteso che la Luna fosse nella posizione migliore per il ritorno a casa, il 13 dicembre l'agenzia spaziale cinese ha acceso i motori della sonda; questa ha lasciato l'orbita lunare e, vincendo la forza di gravità del satellite, si è diretta verso la Terra. Durante il ritorno, così come erano state fatte all'andata, sono state eseguite alcune manovre di correzione della traiettoria finché, a 5.000 chilometri dalla Terra, la navicella di atterraggio si è separata dal modulo di servizio per tuffarsi verso a 40.000 chilometri all'ora verso il punto previsto per l'impatto.
Per ridurre la velocità di rientro in atmosfera i cinesi hanno utilizzato una manovra molto complessa, facendo "rimbalzare" la sonda sull'atmosfera terrestre più esterna, come si fa con un sasso piatto tirandolo a pelo d'acqua. La manovra ha fatto perdere energia, riducendo la velocità a poco più di 25.000 chilometri all'ora, a un livello tale affinché lo scudo termico fosse in grado di proteggere efficacemente la navicella dal calore sviluppato nell'attraversamento dell'atmosfera.
Dal paracadute al camion. Dopo l'apertura dei paracadute, alle 18:59 ora italiana, Chang'e 5 è atterrata dolcemente nel deserto della Mongolia Interna, in un'area dove le temperature erano di circa -25 °C. C e nella quale si trovava una pattuglia di recupero in attesa.
In pochi minuti l'area è stata circondata e la navicella caricata su un camion, per raggiungere la località dove saranno recuperati i preziosissimi campioni lunari.
A bordo c'erano anche semi che saranno studiati per capire se le radiazioni cosmiche hanno o meno alterato il loro DNA. Cosa accadrà adesso? In teoria c'è già pronta l'erede, la Chang'e 6 della quale però non si sa praticamente nulla. Potrebbe trasportare un rover sulla Luna o recuperare altri campioni? Non rimane che attendere.