Per noi è di là da venire che un qualsiasi mezzo di trasporto, autonomo o meno, possa anche solo lontanamente avvicinarsi alla velocità toccata di recente dalla sonda Parker Solar Probe (NASA), in orbita attorno al Sole per studiare da vicino la nostra stella e il vento solare. La sonda, lanciata nel 2018, ha in effetti stabilito in contemporanea anche un secondo record: oltre che il più veloce nella storia dell'astronautica, è il veicolo spaziale che si è avvicinato di più al Sole. È successo il 29 aprile scorso: la sonda ha sorvolato il Sole a poco più di 10 milioni di chilometri dalla superficie, viaggiando a circa 150 chilometri al secondo, che sono 540.000 chilometri all'ora. A quella velocità - che pure è appena lo 0,05 per cento della velocità della luce - si potrebbe raggiungere la Luna in 40 minuti o anche compiere un giro della Terra in 4 minuti e mezzo! Ma tutto questo non è, purtroppo, merito né dei razzi della sonda né di un carburante miracoloso.
Così veloce? Come fa? Per la McLaren dello Spazio è stato l'ottavo passaggio ravvicinato dei 24 programmati entro il 2025, data prevista di fine missione. Prima di ogni passaggio vicino al Sole la sonda si getta a capofitto verso Venere, di cui sfrutta la gravità per modellare la sua traiettoria, così da potersi avvicinare sempre di più alla nostra stella, e - grazie all'effetto fionda - per ottenere quelle velocità crescenti che le permettono di avvicinarsi al Sole senza farsi catturare dalla sua gravità, immensa nella regione dei fly-by della Parker Solar Probe.
Gli ingegneri della missione hanno calcolato che nei prossimi passaggi raggiungerà i 200 chilometri al secondo (720.000 chilometri all'ora): quasi tre volte più veloce delle due sonde Helios (NASA), che negli anni '70 hanno studiato il Sole avvicinandosi fino a 40 milioni di km circa alla velocità di 70 km/sec - record che ha resistito fino al 2018, quando la Parker si è avvicinata a 24 milioni di chilometri toccando i 95 km/sec.
La Parker Solar Probe ha in programma, per i prossimi fly-by, di arrivare a meno di 7 milioni di chilometri dal Sole per permetterci di studiare quel che sta sotto la superficie, in particolare l'intensità dei campi magnetici e il flusso di energia che arriva dall'interno del Sole. Queste misurazioni dovrebbero aiutare i ricercatori a capire perché la parte più esterna dell'atmosfera del Sole, la corona solare, sia enormemente più calda di ciò che le sta sotto, ma, più ancora, la sonda della NASA ha permesso di scoprire dei disturbi nel flusso del vento solare (quel flusso continuo di particelle rilasciato dalla nostra stella che determina la regione del Sistema Solare, l'eliosfera), provocato da improvvisi zig-zag (switchbacks) del campo magnetico solare.
Le osservazioni della Parker aiuteranno forse a capire anche l'origine di questi fenomeni.