In occasione di #FocusLive abbiamo incontrato Tommaso Ghidini, il responsabile della divisione che si occupa delle tecnologie dei materiali nell'Agenzia Spaziale Europea che è, tra le altre cose, uno dei "papà" del razzo Vega: si tratta del Vettore Europeo di Generazione Avanzata che Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno sviluppato per il lanciare in orbita piccoli satelliti.
Vega è alto quanto un palazzo di 10 piani (circa 30 metri) e Ghidini ci ha raccontato com'è stato progettato, quanto tempo ha richiesto e ci ha anche confidato la trepidazione che ha preceduto il suo battesimo del volo. Lo ha fatto in un luogo davvero speciale, ovvero ai piedi del modello in scala 1:1 del razzo Vega che da qualche settimana fa bella mostra di sé al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano.
La Sokol è un tipo di tuta spaziale russa, usata a bordo delle navette Sojuz fin dal 1973. Come l'omologa tuta usata sullo Space Shuttle non è progettata per l'attività extraveicolare, ma solo per garantire la sopravvivenza all'astronauta nel caso di una depressurizzazione accidentale della navetta. Qui la vediamo nella sua versione più moderna, mentre giace nello "spogliatoio" del Cosmonaut Training Centre di Star City (Russia), il centro di addestramento russo che dal 1969 è intitolato a Yuri Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Il casco di una tuta SCAPE (Self Contained Atmospheric Protective Ensemble), utilizzato dai tecnici della base europea di Kourou, nella Guyana Francese. La tuta viene indossata dal personale specializzato che prepara le sonde al decollo, proteggendolo in particolar modo durante le operazioni di approvvigionamento dei serbatoi dei veicoli spaziali.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Incontro ravvicinato con un guanto spaziale: l'accessorio è parte integrante della tuta Sokol, usata dagli astronauti russi durante le fasi di lancio e rientro sulla Terra. La foto è stata scattata allo Yuri Gagarin Cosmonaut Training Center di Star City, in Russia.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Un frammento di roccia lunare di origine vulcanica, raccolto nel 1972 dal comandante Eugene Cernan durante la missione Apollo 17, l'ultima in cui un astronauta ha messo piede sulla Luna. Negli anni passati, la NASA ha prestato il cimelio all'ESA, che lo ha mostrato al pubblico europeo attraverso l'esposizione itinerante Space Expo.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Questo è il Large Space Simulator (LSS) dove vengono testati quasi tutti i satelliti e le apparecchiature ESA, per cercare di capirne il comportamento in un ambiente analogo a quello spaziale. Si tratta di una stanza cilindrica di 15 metri di altezza e 10 di diametro dove può essere simulato il vuoto.
Si trova presso l'European Space Research and Technology Centre (ESTEC), in Olanda. L'ESTEC rappresenta il centro nevralgico delle attività dell'ESA ed è responsabile della preparazione tecnica e della gestione dei progetti spaziali dell'Agenzia.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Un "corno" gigante utilizzato per i test acustici nei laboratori IABG (una compagnia privata che lavora a braccetto con l'ESA), a Ottobrunn, in Germania. Gli strumenti come quello in foto vengono utilizzato per eseguire prove di rumorosità sui veicoli spaziali, utili per escludere l'insorgere di danni durante il lancio di un razzo. In pratica l'impianto è capace di simulare livelli di pressione, rumore e flussi d'aria comparabili con quelli generati dai motori del lanciatore in fase di decollo.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Scienziati al lavoro sullo spettrografo per gli studi nel vicino infrarosso (NIRSpec) presso l'ISO Class 5 Integration Facility di Ottobrunn, in Germania. Si tratta di uno degli strumenti di cui sarà dotato il Telescopio spaziale James Webb, il successore designato del Telescopio spaziale Hubble, al cui sviluppo stanno lavorando NASA, ESA e l'Agenzia Spaziale Canadese. Il suo lancio è previsto per la fine del 2018.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Uno scorcio dello spazioporto di Kourou, nella Guyana francese. Il Centre Spatial Guyanais è la sede di uno dei principali centri di lancio di missili spaziali dell'ESA. Fu inaugurato dalla Francia nel 1964: la località venne scelta in relazione alla sua vicinanza con l'equatore. Infatti, dato che si trova a solo 500 km a nord dell'equatore, la velocità di rotazione terrestre imprime una forte velocità aggiuntiva al razzo, permettendo così di effettuare lanci in condizioni ideali.
Foto: © Edgar Martins/ESA
All'European Astronaut Centre (EAC) di Colonia, in Germania, vengono addestrati gli uomini e le donne che partecipano alle missioni sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). È qui che è stata formata ad esempio l'astronauta italiana Samantha Cristofetti. Nella foto, vediamo il simulatore del laboratorio Columbus: l'originale, noto anche come Columbus Orbital Facility, è un modulo per la ricerca agganciato all'ISS Internazionale, all'interno del quale vengono condotti esperimenti in condizioni di microgravità. A Colonia ce n’è una replica in scala 1:1.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Cavi usati all'ESTEC durante i test per la missione BepiColombo, il programma di esplorazione di Mercurio a cui l'ESA sta lavorando in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA). La missione prevede l'utilizzo di due sonde, il Mercury Planetary Orbiter (MPO), che trasporterà gli strumenti destinati all'analisi della superficie e della composizione interna del pianeta, e il Mercury Magnetospheric Orbiter (MMO), che servirà invece per studiare la magnetosfera di Mercurio. Il lancio dei due elementi è previsto per luglio 2016, per mezzo di un razzo Ariane 5.
Foto: © Edgar Martins/ESA
L'entrata del Compact Payload Test Ranger (CPTR), la struttura dell'ESTEC che simula lo spazio cosmico, ovvero una situazione di quasi vuoto a bassissima densità di particelle. Serve per verificare il funzionamento delle antenne spaziali: le pareti metalliche bloccano tutti i segnali elettromagnetici esterni, mentre l'interno è progettato per permettere di condurre test a lungo raggio anche in un ambiente di dimensioni ridotte.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Modello del modulo Harmony, in mostra presso l'Erasmus Space Exhibition Centre di Noordwijk (l'area espositiva dell'ESTEC). L'originale, noto in precedenza anche come Node 2, è un modulo pressurizzato integrato nella Stazione Spaziale Internazionale, contenente i rack (in pratica degli armadi) per fornire aria, elettricità, acqua e altri sistemi essenziali per il supporto vitale degli astronauti. L'Harmony è stato lanciato nello spazio e montato sull'ISS nel 2007: oggi fa da connessione tra il laboratorio europeo Columbus, il modulo americano Destiny e quello giapponese JEM.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Una gru mobile per il razzo vettore Vega vista dal basso, presso lo spazioporto di Kourou. Il razzo è stato sviluppato dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) insieme all'Agenzia Spaziale Europea con lo scopo di lanciare in orbita piccoli satelliti. Il Vega (acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata), può sostenere carichi modesti, tra i 300 e i 2000 chili, ma è in grado di trasportare due o tre elementi contemporaneamente e di posizionarli poi su orbite diverse, capacità non comune nei lanciatori di dimensioni contenute.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Un tipico pannello a sandwich (detto anche struttura a sandwich), di impiego comune nell'industria aerospaziale. Si tratta di un elemento costituito da due strati resistenti, detti pelli o facce, distanziati tra loro e collegati rigidamente ad un elemento connettivo che prende il nome di core: la struttura presenta un'elevata rigidezza flessionale con un incremento di peso ridottissimo. Nello scatto, proveniente dal Material and Components Laboratory dell'ESTEC vediamo un core a nido d'ape, costruito con celle in alluminio.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Un isolante multistrato, sviluppato nel Material and Components Laboratory dell'ESTEC. Più comunemente conosciuto come Multi-Layer Insulation (MLI), è un materiale super-isolante, composto da più strati di fogli sottili. Il livello più esterno è una pellicola a specchio con alta remissività di calore, elevato potere riflessivo e bassa conducibilità termica. Le sue proprietà lo rendono un elemento chiave dei veicoli spaziali, essendo in grado di ridurre la perdita di calore per irraggiamento termico.
Foto: © Edgar Martins/ESA
Un riflettore in acciaio inox, realizzato nel Material and Components Laboratory dell'ESTEC di Noordwijk, in Olanda. Viene impiegato nella costruzione delle antenne paraboliche utilizzate nelle comunicazioni con i moduli spaziali. Lo specchio, coadiuvato da un amplificatore e da un convertitore di frequenza, permette la trasmissione e la ricezione di segnali.
Foto: © Edgar Martins/ESA
