Spazio

15 anni fa il primo italiano sulla Stazione Spaziale Internazionale

Nel 2001 Umberto Guidoni inaugurava le visite di astronauti europei alla Stazione orbitante. Ecco il suo racconto.

Esattamente 15 anni fa, il 22 aprile 2001, Umberto Guidoni, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, entrava nella ISS (Stazione Spaziale Internazionale). Era partito il 19 aprile a bordo dello Space Shuttle Endeavour insieme ad altri sei astronauti per la missione STS-100.

Guidoni - che in questi giorni è ospite delle conferenze di Focus che la nostra rivista sta portando in giro per l'Italia all'interno della kermesse Panorama d'Italia - ci ha raccontato quel momento, certamente importante per la vita di un astronauta, ma altrettanto fondamentale per la storia dell'esplorazione spaziale italiana ed europea.

Quando è stato esattamente l'aggancio con la ISS?

«Il lancio con lo Shuttle è avvenuto il 19 aprile, fuso orario degli USA, ma in Italia era già praticamente il 20. A quell'epoca, con lo Shuttle, raggiungere la ISS richiedeva più tempo di adesso con le Soyuz: dal momento del lancio a quello dell'aggancio passavano circa due giorni. Il motivo principale è che si sceglievano traiettorie tali da ridurre il più possibile il consumo di carburante. E poi perché il primo giorno dopo il lancio era impiegato per rendere lo Shuttle una piccola stazione orbitante, quale di fatto era. Poi, il secondo, si raffinava l'orbita e si arrivava alla ISS. Quindi noi siamo entrati sulla Stazione il 22 aprile».

Il momento della partenza dello Space Shuttle Endeavour della missione STS-100 © ESA/NASA

Qual è stata la prima emozione quando ha messo piede a bordo?

«Be', era il 2001, e io avevo bene in mente 2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick. L'emozione, mentre ci avvicinavamo alla ISS, era di essere prossimi all'aggancio a una vera stazione spaziale proprio nell'anno indicato dal film. Poi di fatto, più da vicino, ci si rendeva conto che la realtà era un po' diversa: allora la ISS era ancora in fase di assemblaggio, era un cantiere. Non assomigliava molto alla stazione orbitante rappresentata da Kubrick... E poi, certo, c'era anche un po' di emozione per il fatto di essere il primo italiano, e primo europeo, a salirvi».

Quali sono stati i momenti più importanti della missione?

«Avevamo due compiti principali. Il primo era portare e installare il braccio robotico canadese. Come in tutti i cantieri che si rispettino, c'era bisogno di una gru per i carichi pesanti. In altre parole, il Canadarm2 era un elemento critico per proseguire l'assemblaggio della ISS. Se non avesse funzionato, si sarebbe fermato tutto. Ma in pochi giorno fu reso operativo».

«L'altro elemento importante che dovevamo consegnare alla ISS era il modulo Raffaello, al suo primo volo. All'interno c'erano diverse tonnellate di esperimenti e di rifornimenti per la stazione.

Scaricarlo è stato una faticaccia, ma in realtà il problema era riempirlo di nuovo con le cose da riportare a Terra. Tutto andava sistemato in modo perfetto, perché altrimenti avrebbe spostato il centro di gravità dello Shuttle al rientro. L'equipaggio della missione precedente aveva avuto grossi problemi in questo lavoro. Ricaricare Raffaello è stato un lavoro certosino».

Umberto Guidoni primo italiano ed europeo ad entrare nella Stazione Spaziale Internazionale © ESA/NASA

Raffaello era uno dei tre moduli realizzati dall'Italia...

«Esatto: Raffaello, Leonardo, che aveva già volato e che poi è stato modificato in modo da diventare un modulo permanete della ISS, e Donatello. La cosa divertente è che gli americani non riuscivano a capacitarsi che i nostri moduli non portavano i nomi di tre delle quattro Tartarughe Ninja dei cartoni animati [Donatello (Donnie), Leonardo (Leo), Michelangelo (Mikey) e Raffaello (Raph), NdR] ma di personaggi ben più famosi...»

Che cosa è cambiato riguardo alla vita sulla ISS i questi quindici anni?

«Soprattutto due aspetti. Il primo è il comfort: ora la Stazione è più grande, e ci sono ambienti più definiti per il riposo, per esempio, o per consumare i pasti. Quindici anni si faceva praticamente tutto dappertutto. Il miglioramento è avvenuto anche perché la durata delle missioni è aumentata da 3 a 6 mesi. L'altro aspetto è quello della comunicazione, della connessione. Nel 2001, al massimo noi astronauti potevano mandare qualche email. Oggi i miei colleghi chattano su Twitter, parlano su Skype, scattano foto bellissime che postano immediatamente sui social. Ho visto che hanno anche uno schermo abbastanza grande in cui, nei momenti liberi, riescono perfino a vedere in diretta le partite di calcio...»

Umberto Guidoni durante l'addestramento in una piscina dell'ESA © ESA/NASA

Per l'occasione, oltre alla bandiera italiana, Guidoni portò a bordo della ISS lo stendardo della Presidenza della Repubblica Italiana consegnatoli dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.

Endeavour, prima di lasciare la stazione spaziale, sollevò di quota la ISS e fece una rotazione attorno ad essa per riprenderla nella sua interezza con una videocamera IMAX che si trovava a bordo del vano dello Space Shuttle.

Da allora altri 5 astronauti italiani e, complessivamente, 14 europei hanno visitato e vissuto anche per 6 mesi a bordo della ISS per un totale di circa 1.400 giorni.

Dopo Guidoni il secondo europeo a visitare la ISS fu ancora un italiano: Roberto Vittori.

Guidoni aveva già volato nello spazio come “specialista di missione” con lo Space Shuttle della missione STS-75 nel 1996. A bordo, oltre ad altri 5 astronauti, un altro italiano Maurizio Cheli.

Intervista raccolta da Gianluca Ranzini

22 aprile 2016 Luigi Bignami
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