Se già convivere con familiari e amici può risultare difficile, immaginate condividere gli stessi, angusti spazi a 225 milioni di km da casa, con risorse limitate e in un ambiente ostile come quello di Marte. Proprio per studiare la tenuta psicologica dei futuri astronauti la NASA ha dedicato un'area del Johnson Space Center di Houston al Mars Dune Alpha, un habitat stampato in 3D che riproduce nel modo più fedele possibile le caratteristiche delle future basi sul Pianeta Rosso.
Non proprio come in hotel. A partire da giugno, quattro volontari non ancora selezionati, ma con alti livelli di preparazione in materie scientifiche, trascorreranno un anno in questi 160 metri quadri scarsi, completamente isolati dall'esterno salvo pochi contatti telefonici con un ritardo di 22 minuti nelle comunicazioni (come quello che ci sarà tra Marte e la Terra).
Per quanto possibile, saranno sottoposti a un carico di lavoro e a una limitazione di strumenti e risorse simili a quelli che affronteranno i futuri abitanti di una colonia marziana. Avranno accesso a limitate scorte di cibo, sperimenteranno guasti nell'attrezzatura da risolvere con il poco che avranno, e dovranno completare missioni spaziali simulate nella porzione esterna dell'habitat, alla quale accederanno attraverso un airlock e dopo aver indossato finte tute spaziali.
Come ti stampo la casa. Il Mars Dune Alpha è quello che in termini scientifici viene definito un "analogo" marziano ed è la base del programma di simulazioni della NASA chiamato CHAPEA (Crew Health Performance Exploration Analog). Non è il primo esperimento che cerca di replicare le condizioni di vita su Marte, ma ha il pregio di farlo in un tipo di architettura tecnicamente riproducibile sul Pianeta Rosso: la stampa in 3D permetterebbe infatti di creare spazi e strumenti direttamente in loco alleggerendo i carichi da trasportare nei costosi e rischiosi viaggi verso Marte.
Nel video in time-lapse qui sotto potete vedere il processo di stampa dell'habitat, a cui hanno collaborato l'azienda di costruzioni ICON e lo studio di architettura BIG (il testo prosegue sotto al video):
Ti annoi? Lavora! L'analogo comprende quattro cuccette private per gli occupanti con un bagno condiviso, postazioni di lavoro dedicate, un'infermeria, un'area per i pasti e una zona relax con giochi in scatola, Play Station 3 e console Super Nintendo, serre indoor dove coltivare verdure a foglia e pomodori. All'esterno si trovano altri 110 metri quadri in una bolla gonfiabile riempita di sabbia e decorata con foto di paesaggi marziani.
In questa zona gli "astronauti" completeranno attività extraveicolari simulate, con l'aiuto di tapis roulant e di visori in realtà virtuale, che riprodurranno l'effetto di lunghe camminate sulla superficie di Marte.
In alcuni casi saranno chiamati a identificare campioni di roccia interessanti, a fotografarli e riportarli all'interno per le dovute analisi, o valutare i siti per le future espansioni della base. Una volta rientrati dovranno occuparsi dei lavori di mantenimento della base, delle pulizie e della cura dei pannelli solari di alimentazione. La NASA analizzerà persino la spazzatura degli inquilini, per capire che tipo di rifiuti si producano in un ambiente marziano e come possano essere riutilizzati.
carico mentale. Il gruppo sarà seguito da vicino con test psicologici ed esami del sangue per individuare ogni segno di stress fisico e mentale. Rispetto ad altre passate missioni sembra questo l'aspetto a cui l'agenzia spaziale USA è più interessata: «Non abbiamo molti dati su cosa succede a qualcuno che resta in isolamento per un anno» ha spiegato Suzanne Bell, a capo del Laboratorio di salute mentale e performance del Nasa Johnson Space Center. «Non solo queste persone dovranno andare d'accordo. Dovranno anche lavorare bene assieme». Nel caso non andasse così sono previsti due astronauti di riserva per altrettanti cambi, in modo che la raccolta dati possa proseguire.