Se non fosse per la Luna, il giorno durerebbe sì e no quattro ore e la Terra girerebbe al contrario su un asse un po' più "sbilenco": è stata la nascita traumatica del nostro satellite a modificare la rotazione della Terra. A dimostrarlo è un nuovo studio che conferma una scoperta di sette anni fa. (Andrea Porta, 6 maggio 2008)
Uno studio condotto da Robin Canup del Southwest Research Institute di Boulder (Colorado, Usa) dimostra per la prima volta, per mezzo di un complesso modello fisico, che il cataclisma che diede vita alla nostra luna modificò l'inclinazione dell'asse della Terra e la sua velocità e verso di rotazione. Nel 2001 fu la stessa ricercatrice che, in un lavoro condotto con il collega Erik Asphaug dell'università della California, aveva fatto luce sulla nascita della Luna. Se infatti da sempre si supponeva che l'origine del satellite era da ricercare in una collisione tra corpi celesti che lanciò frammenti di roccia nello spazio - successivamente "riunitisi" a formare la Luna - lo studio dei due astrofisici americani ha portato un sostanziale contributo a conferma dell'ipotesi: fu un corpo celeste delle dimensioni di Marte a colpire la giovane Terra, circa 4,5 miliardi di anni fa, producendo tra l'altro il distaccamento del materiale che, sulla spinta di immense energie, si fuse in un nuovo pianetino.
UNA GIORNATA DI QUATTRO ORE
Sette anni dopo Canup propone un altro tassello di questa storia per spiegare come questo fenomeno influenzò la rotazione terrestre. Avvalendosi di una simulazione 3D molto elaborata, la ricercatrice ha dimostrato che prima dell'impatto l'asse terrestre era decisamente più inclinato e che il nostro pianeta ruotava in senso opposto, e molto più velocemente di oggi, tanto che il giorno doveva durare soltanto poche ore. L'elevata velocità della rotazione terrestre aiuta a spiegare alcuni punti oscuri della teoria del 2001: «La velocità di rotazione», suggerisce Robin Canup, «giustifica la quantità di materiale lanciato nello spazio al momento della collisione, sufficiente a formare un nuovo corpo celeste».