Spazio vuoto? Niente affatto! Il nostro Sistema Solare è investito da un "polverone" interstellare che il Sole non riesce a respingere. E che è destinato a crescere.
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La sonda Ulysses: ha realizzato importanti scoperte sul nostro Sistema Solare. |
Fino a dieci anni fa molti astronomi ritenevano impossibile che la polvere interstellare potesse entrare nel sistema solare e arrivare alla Terra. Invece, i dati inviati da Ulysses, la sonda spaziale dell'ESA in orbita dal 1990, hanno dimostrato che tutti i pianeti del sistema solare sono raggiunti dalla "polvere di stelle", anche se il campo magnetico del sole ne respinge la maggior parte.
Cambio di efficienza. Tuttavia, ogni 11 anni, durante una fase di intensa attività dell'astro nota come "massimo solare", il campo subisce un'inversione di polarità () e perde la sua efficienza, lasciando passare una quantità superiore di polvere interstellare. Passato il massimo solare, lo "scudo" dovrebbe tornare alla solita efficienza, invece la sofisticata strumentazione di Ulysses ha rilevato un aumento nel flusso di particelle.
"Ombrello bucato". Gli scienziati credono che ciò dipenda dal fatto che la polarità, prima di tornare uguale a quella iniziale (dopo altri 11 anni), attraversa una serie di configurazioni intermedie alle quali corrispondono stati del campo magnetico particolarmente "permeabili" al passaggio delle particelle. In base a questi dati, gli astronomi stimano che nel 2012, termine del corrente ciclo solare iniziato nel 2001, il flusso sarà pari a 10 volte quello attuale.
Particelle microscopiche. Le dimensioni dei costituenti la polvere interstellare (un centesimo dello spessore di un capello umano) impediscono che questo incremento abbia effetti evidenti sui pianeti, ma quando le particelle collidono con gli asteroidi si generano altri frammenti. Tale fenomeno si traduce in un maggiore "bombardamento" dei pannelli solari dei veicoli spaziali e in un peggioramento della visuale dei satelliti che guardano verso il piano dell'eclittica (cioè dell'orbita), ma ha anche un aspetto positivo. Infatti, dalla collisione della polvere interstellare con il nucleo della comete ghiacciate che si trovano nelle più remote regioni del sistema solare si originano frammenti che possono essere studiati per conoscere la natura di queste ultime, largamente ignota.
(Notizia aggiornata al 9 settembre 2003)