Spazio

Ingegneria italiana per evitare nuova spazzatura spaziale

Un nuovo sistema di propulsione intelligente consente il rientro automatico controllato dei satelliti in orbita, a fine vita o in caso di incidenti: il 23 giugno il primo test in orbita.

Oggi orbitano intorno alla terra oltre 6 mila satelliti artificiali: il 78% non è più in funzione, senza contare le centinaia di milioni di piccoli frammenti generati da esplosioni e collisioni in orbita. Abbandonati a loro stessi, i satelliti si deteriorano e rischiano di collidere con altri oggetti spaziali (avete visto il film Gravity? così lo hanno commentato dalla Nasa...) o addirittura di caderci sulla testa.

Un italiano ha trovato una soluzione efficace per risolvere il problema: motori intelligenti da installare sui satelliti, in grado di pilotare il rientro dell'oggetto al termine della sua vita operativa, per farlo bruciare in atmosfera esattamente nel punto voluto, al di sopra di un'area della superficie terrestre dove non si corrano rischi per la popolazione e in modo sostenibile dal punto di vista economico. D-Sat, il primo satellite al mondo con la capacità di rimuoversi dall'orbita in maniera controllata, verrà lanciato venerdì 23 giugno 2017: a sviluppare questa tecnologia è stata D-Orbit, azienda italiana fondata nel 2011 da Luca Rossettini, ingegnere del Politecnico di Milano.

Successo italiano. È una missione storica per il settore aerospaziale italiano: dopo essere arrivati terzi nel lancio di un satellite in orbita, dopo Urss e Usa in piena Guerra fredda, il nostro Paese è il primo a mandare nello Spazio una tecnologia capace di rimuovere un satellite in modo intelligente.

Il satellite avrà a bordo il D-Orbit Decommissioning Device (D3), un sistema di propulsione sviluppato per rimuovere in modo calcolato il satellite dall'orbita alla fine della missione o in caso di malfunzionamento. «È una tecnologia che può essere adattata a satelliti di ogni dimensione», afferma Rossettini: «il nostro obiettivo è quello di vedere installato un sistema di questo tipo in ogni nuovo satellite entro il 2025. Abbiamo già ricevuto contratti per sviluppare un D3 potenziato, da poter utilizzare con i satelliti tipici dei programmi Europei.» Nel video qui sotto, Rossettini illustra i punti salienti del suo programma.

Questo successo Rossettini e il suo team hanno dovuto sudarselo: «Quando abbiamo iniziato, non abbiamo trovato molti consensi. Volevamo mettere alla prova il sistema, ma non abbiamo trovato nessuno chi ci desse un passaggio in orbita. Abbiamo deciso di farlo comunque, così ci siamo arrangiati e abbiamo costruito il nostro satellite, il D-SAT che sarà lanciato il 23 giugno. Questo ora ci permette di posizionarci sul mercato anche con dei prodotti innovativi, come il nuovo InOrbit Now, un lanciatore per piccoli satelliti capace di portarli nella giusta posizione e di autoeliminarsi a fine missione, senza lasciare immondizia».

D-SAT è una missione che entrerà nella storia sia per la sua importanza tecnologica, sia per un nuovo modo di "fare spazio". D-Orbit infatti è una delle prime aziende europee a diventare una Benefit Corporation, ed è la prima benefit spaziale: mentre in un'azienda tradizionale gli azionisti valutano esclusivamente i risultati finanziari, una Benefit Corp è tenuta, dal proprio stato giuridico, a perseguire sia il profitto sia il beneficio comune.

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