Siamo forse a un punto di svolta del discorso iniziato con la scoperta di Sedna, un piccolo oggetto transnettuniano di forma irregolare (circa da 1.200 a 1.800 km di diametro), molto più piccolo e molto al di là di Plutone, probabilmente nella nube di Oort. Scoperto nel 2003, è stato fin da subito oggetto delle attenzioni degli astronomi per via della sua orbita molto particolare, notevolmente inclinata rispetto al piano sul quale ruotano i pianeti del Sistema Solare.


Questa attenzione porto poi alla scoperta di diversi altri piccoli oggetti con caratteristiche orbitali simili, così iniziò la ridda delle ipotesi per cercare una spiegazione.
Quella che sembrò essere la più esaustiva in un primo tempo, e ancora oggi per diversi astronomi, parte dall'ipotesi che ci debba essere un grande pianeta ben al di là di Plutone che influenza l'orbita di questi oggetti. I modelli matematici elaborati per studiare un simile scenario portarono a definire alcune caratteristiche di quello che fu subito chiamato Planet Nine (pianeta nove, oppure "9"). Una per tutte: la massa stimata di 9 sarebbe di almeno 10 volte la Terra.


Non serve. Dalle prime ipotesi in poi è iniziata la caccia al pianeta fantasma del Sistema Solare. Tuttavia molti ricercatori, fin da subito, non hanno nascosto i loro dubbi su questa ipotesi, affermando (in sintesi) che è molto difficile giustificare l'esistenza di un grande pianeta così lontano dal Sole. Non impossibile, ma molto improbabile. Un gruppo di ricerca guidato dall'astrofisica Ann-Marie Madigan (Colorado University) ha adesso formulato una nuova spiegazione che non richiede la presenza del gigante per dare un senso alle strane orbite degli oggetti come Sedna.
Secondo la ricercatrice, è l'interazione delle orbite dei piccoli oggetti che determina l'anomalia, nel corso del tempo. «Là fuori c'è una gran numero di piccoli oggetti, in gran parte non ancora scoperti», afferma Madigan: «non è da escludere che la loro gravità, seppure molto debole, possa avere degli effetti su oggetti altrettanto piccoli. Non sembra necessario scomodare un nono pianeta per spiegare quelle orbite ai margini del Sistema Solare».