Dopo quattro anni e mezzo di onorato servizio, il telescopio spaziale Planck, maestro nell'osservazione del cielo a microonde, ha visto finire la sua missione. L'ultimo comando al gioiello dell'ESA, che ci ha svelato informazioni preziose sullo stato dell'Universo pochi "attimi" - in termini cosmici - dopo il Big Bang, è stato dato il 23 ottobre: dalla sala di controllo dell'ESOC (European Space Operations Centre dell'ESA), a Darmstadt, in Germania, è stato inviato l'ordine definitivo di switch-off (spegnimento).
La notizia giunge dopo alcune settimane di preparazione della cosiddetta ibernazione permanente del telescopio, uno stato che garantirà che da Planck, in futuro, non arrivino ulteriori segnali: un accorgimento importante per escludere interferenze radio nelle missioni future.
A gennaio 2012 Planck aveva esaurito il liquido refrigerante necessario a garantire il corretto funzionamento dello strumento ad alta frequenza HFI; già allora il telescopio aveva completato cinque full-sky surveys (scansioni dell'intero cielo) che hanno fornito agli astronomi la mappa più accurata mai ottenuta della radiazione di fondo a microonde, una stima riveduta e corretta dell'età dell'Universo (che avrebbe 13,82 miliardi di anni) e la ricetta, con tanto di percentuali, di materia oscura, materia ordinaria ed energia oscura nel cosmo (per approfondire e per vedere il vero volto dell'Universo appena nato clicca qui).
Da gennaio 2012 in poi Planck ha completato altre tre scansioni dell'intero cosmo con lo strumento a bassa frequenza LFI, continuando a lavorare fino ad agosto di quest'anno. Quindi è arrivato il momento del suo corretto smaltimento. Dopo la manovra di deorbiting, volta a slegarlo dalla stretta gravitazionale terrestre, spingendolo alla deriva intorno al Sole, sono state disattivate le batterie, e svuotati i serbatoi fino all'ultima goccia.
Da ora in poi non sentiremo più parlare di Planck come di uno strumento attivo. Ma chi ha dedicato ad esso l'intera carriera può dirsi pienamente soddisfatto. Del telescopio rimane infatti una cospicua eredità fatta di dati ancora da analizzare, i frutti dei quali saranno visibili ancora per molto tempo.
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