Dei corpi planetari esistenti nella regione al di là di Nettuno, nella cosiddetta Fascia di Kuiper, sino a meno di 20 anni fa si conosceva soltanto Plutone ed il suo compagno Caronte. A partire dal 1992 però, grazie all’avvento di strumenti sempre più sensibili, è iniziata la scoperta di altri oggetti con dimensioni dell’ordine del centinaio di chilometri, ma anche più grandi, come Eris, che con i suoi circa 2.600 km di diametro supera di circa 200 km le dimensioni dell’ex pianeta (adesso pianeta nano) Plutone. Il primo di questi, 1992 QB1, fu scoperto nel 1992. A tutt’oggi gli oggetti trans-nettuniani conosciuti, detti anche Kuiper Belt Objects (KBO), sono oltre 1.000, ma le scoperte continuano con un ritmo crescente.
Adesso, un gruppo di scienziati planetari del Southwest Research Institute (SwRI) di Boulder (Colorado) è giunto alla conclusione che uno o più pianeti di dimensioni comprese tra quelle di Marte e quelle della Terra potrebbero trovarsi da qualche parte ai margini del nostro Sistema Solare. Ma anche i più potenti telescopi di cui disponiamo, compresi quelli in orbita attorno alla Terra, hanno scarse possibilità di poter scoprire un oggetto così lontano.
Un tale mondo, se esiste, sarebbe probabilmente ben al di là dell'orbita di Plutone o degli altri pianeti nani del Sistema Solare esterno scoperti negli ultimi anni. Verosimilmente, dovrebbe assomigliare ad una versione congelata di Marte o, al massimo, della Terra, un ambiente certo non adatto a qualsiasi forma di vita. E non sarebbe solo.
Disegno artistico di Eris, il più grande degli oggetti trans-nettuniani finora conosciuti, con il suo piccolo satellite Dysmonia. Eris supera di circa 200 km le dimensioni di Plutone.
La retrocessione di Plutone a pianeta nano è stata in parte una conseguenza della scoperta di una serie di piccoli oggetti planetari nelle parti esterne del Sistema Solare. Pianeti nani come Eris occupano un’affollata e gelida regione al di là di Nettuno, ma a tutt’oggi non esiste alcun concreto indizio, come ad esempio particolari comportamenti dinamici degli oggetti finora scoperti, che possano far pensare a delle perturbazioni indotte da un pianeta delle dimensioni di Marte o della Terra.
Uno degli ultimi KBO promosso pianeta nano, Sedna, (gli altri, oltre a Plutone, sono Haumea, Makemake, Eris) ha un’orbita molto eccentrica, compresa tra la Fascia di Kuiper e la Nube di Oort. La forte ellitticità (0,85) dell’orbita di questo oggetto potrebbe essere dovuta alle perturbazioni gravitazionali di un altro mondo, grande come la Terra, che si trova ancora nascosto in queste remote e gelide regioni della periferia del nostro sistema planetario. Ma se esistesse, secondo alcuni astronomi, un oggetto così grande sarebbe già stato individuato.
La Nube di Oort potrebbe invece essere una regione dove sarebbe più probabile individuare oggetti planetari delle dimensioni di Marte o della Terra. Questo enorme inviluppo a simmetria sferica formato da miliardi di corpi ghiacciati che circonda il nostro Sistema Solare e si protende sino a oltre 50.000 volte la distanza che separa la Terra dal Sole.
Ma come potrebbero essere finiti in zone così lontane dal Sole dei corpi planetari di dimensioni tutto sommato ragguardevoli? Secondo i risultati di una serie di simulazioni al computer, oggetti di medie dimensioni potrebbero essersi aggregati durante le fasi caotiche di formazione dei giganti gassosi come Giove. I pianeti giganti, poi, nel corso degli stadi finali della loro aggregazione avrebbero “ripulito” le zone circostanti al loro percorso orbitale, eiettando verso le regioni esterne del Sistema Solare corpi planetari di piccole e medie dimensioni.
Naturalmente, la conferma di queste ipotesi sarà possibile solo quando potremo disporre di strumenti in grado di scoprire oggetti molto poco luminosi a distanze così grandi. Anche i più potenti telescopi attualmente disponibili sono in grado di scoprire oggetti planetari di medie dimensioni a distanze pari a 10 volte quelle di Plutone, ma il loro campo di vista è così piccolo che, per fare un paragone, è come osservare il cielo con una cannuccia da bibita. Attualmente l’unico strumento che potrebbe essere in grado si individuare un pianeta nelle regioni esterne della Fascia di Edgeworth-Kuiper è l’osservatorio orbitante WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), ma le maggiori speranze sono riposte sul Large Synoptic Survey Telescope (LSST), un telescopio a grande campo da 8,4 metri di diametro che dovrebbe entrare in funzione alla fine del 2015. LSST sarà in grado di “vedere” pianeti delle dimensioni della Terra ad una distanza di circa 1.000 unità astronomiche (150 miliardi di chilometri). Rispetto alle enormi dimensioni della Nube di Oort, che probabilmente si estende per decine di migliaia di unità astronomiche, questa distanza è ancora poco, ma potrebbe essere sufficiente per poter scoprire qualche oggetto simile alla Terra, almeno come dimensioni.