Insight, la sonda della NASA su Marte dal 26 novembre scorso, tra i vari compiti da svolgere deve rilevare eventuali terremoti e studiare il flusso termico che arriva dalle profondità del pianeta - la sonda dispone dunque di un sismometro e di un rilevatore di flusso termico. Il primo strumento è stato perfettamente posizionato con tutte le sue protezioni, per ripararlo dal vento e dalla polvere: dai dati aggiornati al 25 febbraio scorso non risultano eventi sismici di particolare intensità.
È in funzione anche la stazione meteo di InSight, che oltre a dirci che tempo fa sul Pianeta Rosso dovrebbe permettere anche di capire se eventuali oscillazioni registrate dal sismografo sono effettivamente imputabili a sismi o se sono scossoni dovuti al vento.
La talpa-chiodo. Il secondo strumento (HP3, un sensore per rilevare il flusso termico) è stato anch'esso depositato sulla superficie del Pianeta Rosso, e dai test sembra funzionare correttamente. Con l'HP3 gli scienziati vogliono studiare il flusso di calore nel sottosuolo, grazie anche al lavoro (a partire dal 25-26 febbraio) della "talpa" di bordo, incaricata di eseguire una perforazione fino a 5 metri di profondità: un lavoro che richiederà almeno 40 giorni.
Perché tanto tempo per cinque metri? La talpa è in realtà una specie di chiodo largo 2,7 centimetri e lungo 40, con un sistema a molle (un "motore") per fornire la forza all'operazione di perforazione. Il chiodo si trascina dietro un cavo sul quale sono posizionati 14 sensori, distanziati di diversi centimetri l'uno dall'altro.
Mentre il percussore scende vengono effettuate varie misure, e tra queste la temperatura e la conduttività termica, ossia la capacità del suolo di condurre calore. Questa misura permetterà di avere un'idea più precisa della composizione del suolo - per esempio, a un'alta conduttività corrisponde un suolo ricco di metalli. Per avere dati precisi e attendibili occorre aspettare un paio di giorni tra una serie di misure e l'altra, per lasciare al terreno il tempo di dissipare il calore generato dall'attività di perforazione (gli attriti), così da non falsare le misure. Ecco dunque perché tanto tempo per scendere di soli cinque metri.
L'incognita dei sassi. Se nella discesa il perforatore incontra un ciottolo fino a 10 centimetri di diametro, ed è anche di poco inclinato, dovrebbe essere in grado di scivolargli di fianco e proseguire. Al controllo missione sperano di non doversi confrontare con ostacoli più grandi: il luogo dell'atterraggio atterraggio, Elysium Planitia, è stato scelto anche in base ai dati disponibili dalle sonde in orbita, che suggeriscono appunto una morfologia abbastanza pulita.
Se però così non fosse... gli scienziati sperano di non incontrarne ostacoli insuperabili almeno fino a 3 metri di profondità, la minima per poter comunque vantare il successo dell'operazione.