Secondo i risultati di un recente studio effettuato da ricercatori dei superlaboratori Sandia (Albuquerque, New Mexico, USA), l’esplosione che il 30 giugno 1908 distrusse oltre 2.000 km2 di foresta nella regione di Tunguska (Siberia Centrale) sviluppò un’energia almeno tre volte inferiore a quanto finora creduto (circa 15 Megaton).
Nei modelli che erano stati messi a punto nel passato per stimare la potenza dell’esplosione non si era infatti tenuto conto che la massa di un corpo cosmico che vaporizza in maniera esplosiva a seguito dell’interazione con l’atmosfera si sposta verso il basso a velocità superiori a quella del suono, non si tratta quindi una semplice esplosione. Il non aver considerato il contributo di questo effetto dinamico nella valutazione dell’energia generata ha fatto sovrastimare la massa e quindi le dimensioni dell’oggetto che causò la catastrofe.
Le precedenti valutazioni davano un valore intorno ai 70 metri di diametro, mentre il recente studio lo riduce di almeno 20 metri. Ciò significa però che la probabilità di collisione con la Terra di questi corpi aumenta considerevolmente. Mentre si stima infatti che impatti con oggetti con dimensioni intorno ai 70 metri si verificano in media una volta ogni migliaio di anni, la probabilità di collisione con un oggetto di 40-50 metri di diametro è stimata in una volta ogni qualche centinaio di anni. Naturalmente gli effetti di eventi del genere dipendono dalla composizione e struttura del corpo cosmico.
I nuovi risultati sono stati possibili grazie all’uso dei potenti supercomputer a disposizione dei laboratori Sandia, che hanno permesso di effettuare delle simulazioni tridimensionali dell’evento estremamente complesse.