Spazio

Ancora novità in arrivo dalla cometa su cui si appoggiò la sonda Philae

Individuato finalmente il luogo del secondo impatto della sonda Philae sulla cometa Churyumov-Gerasimenko: ecco perché era così importante risolvere questo "mistero".

Il 12 novembre 2014 la sonda Philae della Nasa atterrò come previsto sulla superficie della cometa Churyumov-Gerasimenko, solo che – a causa di un difetto agli arpioni che l'avrebbero dovuta trattenere sulla superficie ghiacciata – dopo essere scesa nel punto di atterraggio iniziò a rimbalzare (e questo non era previsto). Dopo un primo salto Philae andò a impattare contro una parete della cometa e da lì rimbalzò ulteriormente fino a stabilizzarsi in un antro chiamato Abydos, dove venne scovata dalle fotocamere di Rosetta (la navicella madre da cui Philae si era staccato) soltanto 22 mesi più tardi e alcune settimane prima della conclusione della missione Rosetta.

Perché è importante. Il luogo del secondo impatto della sonda era a tutt'oggi il "mistero finale" che Philae ci aveva lasciato e ora finalmente l'annuncio: è stato individuato: «Era importante trovare il sito», spiega Laurence O'Rourke dell'ESA, che ha ricoperto un ruolo guida nella ricerca di Philae, «perché i sensori della sonda indicavano che aveva scavato nella superficie, molto probabilmente espondendo ghiaccio "primitivo", vecchio di miliardi di anni».

Ad aiutare O'Rourke nella sua missione non sono state tanto le fotografie (che comunque ci permettono, ora, di osservare bene com'è fatto il punto in questione, come si vede anche nel video qui sopra) quanto il braccio del magnetometro di Philae, ROMAP, strumento ideato per misurare il campo magnetico nell'ambiente locale della cometa.

4 salti sulla cometa. Analizzando i dati trasmessi dal magnetometro, infatti, il ricercatore è riuscito a localizzare il punto dove Philae impattò (per ben 4 volte nel medesimo punto) e a stimare la durata delle sue "evoluzioni" sulla cometa.


L'area è stata soprannominata "Cima del teschio", perché la forma del suolo e delle rocce ricordano nell'aspetto il cranio di uno scheletro. La ricerca ha permesso anche di capire qual è la consistenza della polvere ghiacciata presente in quel punto della cometa. Sottolinea O'Rourke: «Abbiamo scoperto che quel misto di polvere ghiacciata è straordinariamente soffice, più morbida della schiuma di un cappuccino o della spuma che si può trovare in un bagnoschiuma o sulla cresta delle onde in riva al mare».


Lo studio, infine, ha permesso di determinare una stima della porosità dei massi di quell'area: gli scienziati hanno calcolato che tra i granelli di polvere e ghiaccio c'è il vuoto per il 75%, un dato in linea con il valore misurato precedentemente per l'intera cometa in uno studio separato.

29 ottobre 2020 Luigi Bignami
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