Di record, la sonda Voyager 1 ne ha battuti tanti. Basti ricordare che è la più longeva sonda oggi in attività, con i suoi 45 anni di età; è la sonda che si trova alla maggiore distanza dalla Terra, ben 21.337 miliardi di km; è la prima sonda che ha inviato informazioni dall'esterno del Sistema Solare. Uno dei segreti del suo successo? Essere alimentata da un generatore a radioisotopi, in altre parole da energia nucleare. Attenzione, però: non significa che Voyager 1 abbia al suo interno una centrale nucleare in miniatura.
Si tratta invece di un sistema composto da due differenti metalli che, portati a temperature differenti, creano una differenza di potenziale e quindi un flusso di elettroni (una corrente elettrica). Per riscaldare uno dei due metalli si utilizza un elemento radioattivo, il cui "decadimento" (ossia la sua trasformazione in un altro elemento chimico) determina un rilascio di energia e quindi un riscaldamento. Oggi però la sonda sembra avere un problema piuttosto grave al sistema di controllo, come ha spiegato la stessa Nasa.
Molte incognite. Il sistema di controllo che guida la sonda nello Spazio, l'AACS (Attitude and Articulation Control Subsystem), sta inviando al centro di controllo della Nasa dati senza fondamento. Se fossero corretti, infatti, la sonda non si troverebbe lì dov'è. L'AACS consente di capire il punto esatto in cui si trova la sonda orientandosi con il Sole e un gruppo di stelle così lontane da poter essere considerate "fisse" nella volta del cielo. In questo modo la Voyager è in grado di posizionare correttamente l'antenna verso Terra per comunicare: quando la posizione non è precisa, entrano in funzione piccoli motori (ce ne sono 24) che collocano sonda e strumenti nella giusta posizione.
Per 45 anni l'AACS ha funzionato perfettamente grazie al controllo del suo computer HYPACE, che ora sembra avere un problema serio. Difficile valutare di che cosa si tratti: trovandosi nello Spazio interstellare la sonda viaggia infatti in un "mondo" sconosciuto rispetto a quello che vi è al di qua dell'eliosfera, ossia la "bolla" attorno al Sole dove è la nostra stella a dettare legge. In quell'ambiente le radiazioni interstellari potrebbero interferire con il computer in modo inedito. In aggiunta il ritardo nelle comunicazioni tra la Terra e la Voyager ammonta a circa 20 ore e mezza (il tempo necessario per inviare una domanda alla sonda e riceverne la risposta).
Capolinea? Nient'affatto. Alla Nasa si lavora per risolvere l'inconveniente, cosa che consentirebbe alla sonda di continuare a inviare dati alla Terra fino al 2025, dopo di che il suo combustibile sarà esaurito.
Ma la sua storia no: continuerà a vagare nello Spazio finché tra circa 30.000 anni avrà abbandonato la Nube di Oort, la grande "ciambella" di comete che circonda il Sistema Solare e dopo altri 8.000 anni passerà nel punto più vicino alla stella Gliese 445 a circa 1,7 anni luce. E poi continuerà ancora…