Spazio

Perché tornare sulla Luna è così difficile se ci siamo già stati?

Vedendo la fatica che stiamo facendo ora a tornare sulla Luna, sembra impossibile che ci siamo riusciti più di cinquant'anni fa: ecco perché all'epoca è stato più facile di oggi.

Con l'ammaraggio della navicella Orion lo scorso 11 dicembre, il ritorno sulla Luna sembra sempre più vicino: il programma Artemis promette di riportare l'uomo sul satellite nel 2024 dopo quasi sessant'anni, un obiettivo ambizioso che richiede molto denaro e molti anni per essere raggiunto. Considerando le difficoltà che stiamo fronteggiando per tornare sul nostro satellite, potrebbe sembrare quasi impossibile il fatto che dodici astronauti siano riusciti ad allunare negli anni Sessanta del secolo scorso. Ecco cosa rese fattibile l'impresa, e perché, ora che vorremmo ripeterla, stiamo impiegando più tempo.

Divisa esercito USA
Questione di priorità. Nel 2021 gli Stati Uniti hanno speso oltre 800 miliardi di dollari nelle forze armate, una cifra pari al 13% del budget federale. © Billion Photos | Shutterstock

Soldi. Sembra banale, ma il primo fattore che ha impedito per anni agli astronauti di tornare sulla Luna è la mancanza di fondi. La missione Apollo costò agli Stati Uniti il corrispettivo di 120 miliardi di dollari attuali: nonostante i fondi destinati alla Nasa siano aumentati negli ultimi anni, passando dai 21,5 miliardi del 2019 ai 24 miliardi del 2022 (per il 2023 Biden ne ha chiesti 26), un report del 2005 stimava che un nuovo programma di allunaggio sarebbe costato 104 miliardi di dollari (secondo Business Insider 133 miliardi con l'inflazione del 2019) − non proprio noccioline.

Il budget federale degli USA riservato alla Nasa toccò il massimo nel 1966, quando superò il 4,4% del totale. «Negli ultimi quarant'anni è rimasto al di sotto dell'1%, e negli ultimi quindici è sceso allo 0,4%», spiegava nel 2015 Walter Cunningham, uno degli astronauti dell'Apollo 7.

Politica. Tuttavia i soldi non sono l'unico ostacolo al nostro ritorno sulla Luna: fino ad oggi ogni presidente degli Stati Uniti aveva un obiettivo diverso, e con le elezioni venivano spesso cancellati i progressi fatti in precedenza in ambito spaziale. È successo con Bush, che si è visto cancellare il programma Constellation (che avrebbe voluto riportare l'uomo sulla Luna) dal successore Obama, che a sua volta approvò la creazione del razzo Space Launch System (SLS). Con Trump l'obiettivo è tornato a essere la Luna (e Marte), e questa volta Biden ha continuato sulla scia del predecessore. Questi progetti richiedono molti anni (a volte ben più delle due legislazioni di un presidente), e per questo finiscono spesso in un nulla di fatto.

Rischi. Un ultimo fattore importante di cui tenere conto sono i rischi: negli anni Sessanta ne abbiamo corsi tantissimi, a volte anche incoscientemente. Ci è andata bene, ma nel 2022 non siamo più disposti a perdere vite umane per tornare sul nostro satellite. All'epoca gli Stati Uniti l'hanno fatto spinti anche dalla voglia di rivalsa sulla Russia, ma anche se nel complesso ricordiamo più i passaggi positivi e le frasi storiche, il viaggio (metaforico e fisico) verso la Luna non è stato privo di intoppi e incidenti.

Pensiamo all'incendio nella rampa di lancio dell'Apollo 1, che uccise tre astronauti; o alla scommessa del primo volo dell'Apollo 4, che venne assemblato sul posto con pezzi prodotti in diverse parti del Paese e fatto volare per la prima volta senza test preventivi (in quel caso fu un successo); o ancora all'esplosione di un serbatoio di ossigeno liquido nell'Apollo 13; per non parlare dell'arrivo di Neil Armostrong sulla Luna, che dovette volare attorno a crateri e rocce per trovare un posto sicuro dove allunare (rimanendo quasi senza carburante).

Negli anni Sessanta l'uomo è arrivato sulla Luna grazie a una combinazione di fortuna, denaro e sete di successo: nel XXI secolo, se ci ritornerà, sarà grazie ai progressi tecnologici, alla collaborazione tra presidenti ed ex presidenti degli Stati Uniti, e a un rigoroso controllo della sicurezza degli astronauti.

20 dicembre 2022 Chiara Guzzonato
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