Tutti i movimenti di rotazione dei corpi celesti hanno una sola causa: l’attrazione gravitazionale. Se la Luna, per esempio, non fosse soggetta ad alcuna forza non ruoterebbe affatto, in virtù del principio della dinamica secondo cui un corpo non sottoposto a forze conserva il proprio moto rettilineo. Attratti dalla Terra. Ma sulla Luna agisce l’attrazione esercitata dalla Terra (la forza gravitazionale, appunto), che, combinata con il moto rettilineo del satellite, produce la forma quasi circolare della sua orbita: ogni secondo, la traiettoria rettilinea della Luna è modificata da uno spostamento verso il centro della Terra di 1,37 mm. Resta ora da spiegare che cosa ha messo in moto la Luna. Schematicamente, potremmo dire che i pianeti e le stelle si sono formati, nell’universo primordiale, per aggregazione di gas e polveri. Disordine iniziale. Zone dello spazio in cui la densità era più elevata della media attiravano a sé, per gravità, il pulviscolo circostante. Se originariamente il pulviscolo fosse stato immobile, il problema sarebbe stato presto risolto, perché le particelle di materia sarebbero semplicemente “cadute” nella zona più densa per effetto della gravità e lì si sarebbero fermate. Nascita dei pianeti. Invece tali particelle, residui del Big Bang, si muovevano in ogni direzione. Come per la Luna, però, questi movimenti si sono sommati con la forza gravitazionale esercitata dalle zone centrali, attorno alle quali polveri e gas hanno quindi preso a ruotare (in modo sempre più uniforme a causa degli urti reciproci). A poco a poco, la nube di polveri e gas si è appiattita in un disco, a causa della forza centrifuga che risulta più elevata all’“equatore” della nube, per condensarsi infine in uno o più corpi solidi. Lo stesso schema vale infatti, su scale diverse, per la formazione di galassie, stelle e pianeti.