Sulla vera natura di Oumuamua, l'oggetto interstellare a forma di sigaro osservato dai telescopi terrestri il 19 ottobre 2017, ci si interroga da tempo. La sua strana accelerazione è da subito parsa simile a quella delle comete, spinte dal calore del Sole che fa sublimare i loro strati di ghiaccio più esterni; ma mentre le code delle comete riflettono la luce solare risultando ben visibili agli strumenti astronomici, attorno al "visitatore alieno" Oumuamua non si è mai notato alcun bagliore. Per spiegare il suo curioso moto sono stati scomodati persino gli alieni, ma un nuovo studio pubblicato sull'Astrophysical Journal Letters riesce a motivare le caratteristiche di Oumuamua in un modo più scientifico.
Macché alieni: è una questione di chimica. Secondo gli astronomi delle Università di Yale e di Chicago, Oumuamua potrebbe essere composto di idrogeno molecolare ghiacciato, un materiale che spiegherebbe alcune sue proprietà e che sarebbe anche molto diffuso nella nostra galassia. La teoria prende spunto dall'idea, in precedenza avanzata dagli studiosi di Yale e del Caltech, che questo sigaro spaziale sia in realtà una cometa il cui deflusso di gas e polveri è per qualche ragione invisibile ai telescopi. Il team è allora andato a caccia di un materiale che potesse spiegare questa "invisibilità", nonché l'accelerazione mostrata da Oumuamua durante il suo passaggio all'interno del Sistema Solare. L'unico tipo di ghiaccio compatibile con le caratteristiche osservate è quello a base di idrogeno molecolare, che si forma a temperature appena poco superiori allo zero assoluto.
Uno fra tanti. Questo materiale non riflette la luce e non risulta visibile quando sublima: ecco perché potrebbe essere la ragione della misteriosa propulsione di Oumuamua, non spiegabile con la sola forza di gravità. L'idrogeno molecolare potrebbe essersi formato in una gigantesca nube molecolare, una delle regioni dello Spazio ricche di idrogeno ed elio dove nascono le stelle. Se Oumuamua provenisse da un luogo del genere potrebbe consegnarci informazioni di prima mano sulla materia costituente degli astri e della nostra galassia. Non solo: se l'ipotesi fosse confermata, allora il visitatore interstellare sarebbe in ottima compagnia, e la nostra galassia potrebbe essere piena di iceberg come questo.
Spolpato fino all'osso. La ricerca fornisce anche una possibile spiegazione alla forma allungata dell'oggetto celeste. Dopo milioni di anni di viaggio in tranquillità, Oumuamua sarebbe stato sottoposto all'intensa radiazione solare, che l'avrebbe spogliato degli strati più esterni come avviene quando utilizziamo più volte una stessa saponetta fino a ridurla a un residuo scarno e allungato.
Oumuamua potrebbe quindi aver assunto il suo aspetto a sigaro proprio mentre si trovava in prossimità della Terra: in futuro, osservazioni più precoci di oggetti come questo potrebbero confermare o smentire l'ipotesi.