Dopo più di una settimana, è stata resa pubblica l’immagine degli effetti dell’impatto dell’ultimo stadio del vettore Centaur che lo scorso 9 ottobre alle 13:31 (ora italiana) si schiantò all’interno del cratere Cabeus nella regione polare meridionale del nostro satellite (vedi post del 10 ottobre scorso). Adesso, gli addetti alla missione sperano che l’analisi del pennacchio di polveri e detriti sollevato dal violentissimo impatto possa mostrare i segni della presenza di ghiaccio d’acqua.
Questa immagine ripresa dalla camera visibile a bordo della sonda LCROSS, 4 minuti prima che anch’essa impattasse sulla Luna, mostra il pennacchio di polveri e detriti (all’interno del cerchietto rosso), che si innalza dal cratere Cabeus per 6-8 km, pochi secondi dopo l’impatto del ‘Centaur’.
L’immagine della nube di polvere è stata ottenuta dalla Visible Light Camera a bordo della sonda LCROSS (Lunar Crater Remote Observation and Sensing Satellite), che ha seguito il destino del Centaur dopo appena 4 minuti. Ma i dati più importanti sono stati quelli ottenuti dagli spettrometri, nelle bande ultravioletta, visibile e del vicino infrarosso. Saranno questi dati che, una volta analizzati, ci forniranno la conferma o meno della presenza di ghiaccio all’interno del cratere Cabeus. Materiali diversi, infatti, assorbono e rilasciano l’energia a lunghezze d’onda ben precise, per cui l’individuazione di particolari righe e/o bande di assorbimento o di emissione negli spettri permetteranno di caratterizzare la natura del materiale espulso dall’impatto.
LCROSS ha inviato a terra dati sino all’ultimo secondo prima dell’impatto, ed oltre ad aver rilevato il flash dell’impatto, della durata di un paio di secondi, le telecamere infrarosse hanno ottenute delle eccellenti immagini del cratere prodotto dall’impatto del Centaur, con una risoluzione inferiore ai 2 metri. Le immagini mostrano che il cratere ha un diametro di poco inferiore ai 30 metri. Riguardo alle dimensioni della nube sollevata dall’impatto, quella osservata si trova al limite inferiore delle previsioni fatte.
I responsabili della missione sono più che soddisfatti della qualità e della grande quantità di dati raccolti, la cui analisi richiederà ancora settimane di lavoro. Alla fine, sapremo finalmente se nei crateri da impatto lunari localizzati nelle regioni polari, il cui fondo non è mai illuminato dal Sole e dove le temperature raggiungono valori di quasi -240 °C, esiste o meno il ghiaccio d’acqua.