Le striature che segnano la superficie di Phobos, il maggiore e il più interno dei satelliti naturali di Marte, sono - insieme ai molti crateri - un suo tratto caratteristico. Furono osservate per la prima volta negli anni '70 dalle missioni Mariner e Viking (NASA), e la loro origine è stata oggetto di molti dibattiti.
C'è chi ha ipotizzato che violenti impatti subiti da Marte abbiano riversato sulla piccola luna di 27 km di diametro una doccia di detriti che ne ha rigato la superficie; chi pensa che la gravità marziana abbia creato sul satellite crepe strutturali, e chi infine ritiene ci sia una connessione tra l'impatto che ha generato il grande cratere Stickney (9 km di diametro), tra i più riconoscibili su Phobos, e le tante rigature che lo segnano.
Uno studio pubblicato su Planetary and Space Science ha sfruttato modelli computerizzati per valutare quest'ultima teoria, di fatto confermandola.
Revival. Alla fine degli anni '70, gli scienziati planetari Lionel Wilson e Jim Head avevano ipotizzato che i detriti rocciosi prodotti dallo schianto che ha dato origine allo Stickney, sollevati dalla superficie, fossero rotolati e scivolati su Phobos, scavando questi graffi. Head, che nel frattempo è diventato professore di Scienze della Terra, Ambientali e Planetarie alla Brown University (USA), è anche tra gli autori del nuovo studio.
I modelli che hanno simulato l'impatto e il percorso delle rocce smosse sono riusciti a spiegare alcuni noti punti deboli di questa teoria, e cioè il fatto che non tutte le rughe si dipartano in maniera radiale dal cratere, che alcune si sovrappongano e che siano presenti anche all'interno dello Stickney.
Tutto il giro. L'ipotesi è che le tonnellate di roccia sollevate, complici la ridotta gravità e le piccole dimensioni di Phobos, abbiano continuato a rotolare facendo "il giro completo" della luna, tornando in alcuni casi al punto di partenza dopo aver percorso gran parte del viaggio su traiettorie allineate. Questo scenario darebbe ragione di tutte e tre le perplessità. Le simulazioni mostrano anche perché c'è un'area di Phobos del tutto libera da righe. Si tratta di una superficie a ridotta elevazione e circondata da uno spesso bordo. I massi vi avrebbero preso sopra la rincorsa come su una rampa di lancio, per poi "spiccare il volo" e ripiombare sull'altro lato.