Spazio

Ora è certo: al centro della Via Lattea c’è un buco nero supermassiccio

Un gruppo di astronomi tedeschi, studiando e misurando con estrema precisione il moto di 28 stelle localizzate nella regione centrale della nostra Galassia, ha...

Un gruppo di astronomi tedeschi, studiando e misurando con estrema precisione il moto di 28 stelle localizzate nella regione centrale della nostra Galassia, ha potuto stabilire che il nucleo della Via Lattea ospita un buco nero di massa eccezionale: circa quattro milioni di volte superiore a quella del Sole. Questo mostruoso oggetto celeste si trova ad una distanza da noi di circa 27.000 anni luce.

La scoperta, che rappresenta la più chiara evidenza osservativa dell’esistenza dei buchi neri supermassicci, è il risultato di oltre 16 anni di studi e osservazioni effettuate con il telescopio da 3,5 metri di apertura New Technology Telescope e con il Very Large Telescope (VLT) da 8,2 metri di diametro, ambedue dell’European Southern Observatory (ESO) in Cile. La polvere interstellare, che abbonda nel disco della nostra Galassia, impedisce di vedere le sue regioni centrali nella banda visibile dello spettro elettromagnetico, per cui le osservazioni sono state effettuate nell’infrarosso.

Immagine infrarossa della regione centrale della nostra Galassia.

I buchi neri sono, per definizione, invisibili e possono essere rilevati grazie all’influenza esercitata su delle stelle vicine. Una delle stelle osservate ha un moto orbitale così veloce che compie un’intera rivoluzione con un periodo di poco inferiore a 16 anni. L’osservazione di un’orbita completa di questa stella, denominata S2, che si avvicina al buco nero ad una distanza minima di circa un giorno luce (circa 6 volte la distanza che separa Nettuno dal Sole), è stata di fondamentale importanza per la determinazione della massa di questo “mostro del cielo” con un grande livello di accuratezza.

La maggior parte delle galassie sembra che ospitino nel loro nucleo un buco nero supermassiccio, e si fa sempre più forte la convinzione che questi oggetti estremi abbiano svolto un ruolo fondamentale nella formazione delle galassie stesse, facilitando la formazione delle stelle della prima generazione.

12 dicembre 2008 Mario Di Martino
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