Spazio

Opportunity, missione conclusa: dopo 15 anni la NASA lascia andare il suo rover

A nulla sono valsi centinaia di tentativi di contatto: il robot su Marte non si è risvegliato dalla tempesta di sabbia degli scorsi mesi, ed è tempo di celebrare la fine della sua corsa.

È stato un saluto commovente, anche se atteso, quello dedicato dai ricercatori della NASA al rover Opportunity, prima investito e poi messo fuori uso dalla più violenta tempesta di sabbia mai documentata sul Pianeta Rosso. L'amarezza per la perdita del piccolo esploratore extraterrestre, approdato su Marte nel gennaio del 2004 insieme al gemello Spirit, è in parte attenuata dalla longevità del rover, che doveva sopravvivere 90 giorni (nella più rosea delle previsioni) e invece è arrivato al suo 15esimo anno (o al 14esimo, se si considera la data dell'ultimo segnale ricevuto, il 10 giugno 2018).

Più di una maratona. Nel suo viaggio on the road su Marte, il più lungo per un rover (Spirit ha ceduto dopo quasi sei anni), Opportunity ha percorso 45 km e visitato oltre 100 crateri. Ha affrontato temperature estreme e superato tempeste e altri intoppi. Soprattutto, ci ha restituito un quadro del passato di Marte completamente diverso da quello che immaginavamo: non un pianeta da sempre arido fatta eccezione per le calotte polari, ma un mondo un tempo più umido e più caldo, attraversato dall'acqua e teoricamente compatibile almeno con forme di vita microbica.

Nasa, rover Opportunity, Marte, Pianeta Rosso
La traccia delle ruote di Opportunity lungo il lato ovest del cratere Endeavour, nell'estate 2014. © NASA/JPL

Acqua dappertutto. Questa visione è stata costruita un tassello per volta, a mano a mano che il rover ha trovato, lungo il suo percorso, tracce dell'antica presenza di acqua liquida: rocce sedimentarie che sulla Terra si formano solo in presenza di acqua salata, create forse in spiagge transitorie; piccole sfere di minerali di ematite grandi come mirtilli, formatesi per il riaffiorare di acque sotterranee; venature di gesso, residui dell'acqua che un tempo attraversava le fratture nelle rocce del cratere Endeavour; e minerali argillosi che si formano in acque dal pH neutro, adatto alla sopravvivenza di microrganismi.

Nasa, rover Opportunity, Marte, Pianeta Rosso
La foto di un "diavolo di sabbia" su Marte lungo la strada per raggiungere la Knudsen Ridge: per arrivare a quella cresta, nel 2016, Opportunity affrontò la salita più impegnativa mai provata da un rover, con un'inclinazione di 32 gradi. © NASA/JPL-Caltech

Foto ricordo. Insieme a Spirit, Opportunity ha inviato a Terra 342.000 immagini grezze del Pianeta Rosso, inclusi 31 scorci panoramici a 360 gradi, con dune, diavoli di sabbia e le scie delle sue stesse ruote che si snodavano nel deserto marziano. A nulla sono valsi gli oltre 800 tentativi di mettersi in contatto con il robottino: ora è tempo del meritato riposo.

Intanto, i suoi eredi continuano a lavorare sul Pianeta Rosso. Se l'unico rover per il momento attivo è Curiosity, il lander della NASA InSight ha appena posizionato il suo secondo strumento sulla superficie di Marte: la sonda termometrica HP3 (Heat Flow and Physical Properties Package), che sarà spinta fino a 5 metri di profondità per misurare la temperatura dell'immediato sottosuolo del pianeta, per studiarne l'attuale attività geologica e la stratificazione sotto alla superficie.

15 febbraio 2019 Elisabetta Intini
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