Il codice che controllava il software di volo della missione Apollo 11 è stato per la prima volta caricato su GitHub, un sito di condivisione di codici amato dai programmatori.
Nerd e "smanettoni" possono così consultare un celebre esempio di archeologia informatica, ma anche per i non specialisti c'è qualche curiosità: da quando il codice è divenuto open source, sette giorni fa, sono già venuti alla luce divertenti easter egg, linee di testo ironiche e messaggi nascosti inseriti tra le noiose e pressoché incomprensibili pagine di programmazione.
Un linguaggio per pochi. Il codice fu creato a metà degli anni '60 dai programmatori del MIT Instrumentation Laboratory, praticamente da zero (semplicemente perché nessuno, prima di allora, aveva mai spedito l'uomo sulla Luna). Così il team ricorse a una nuova tipologia di memoria informatica chiamata "rope memory", creando per essa istruzioni in assembly (il cosiddetto linguaggio macchina), ad hoc per il processore e quasi incomprensibile per molti odierni programmatori.
Una lunga storia. Il codice dell'AGC (Apollo Guidance Computer) fu reso pubblico dal MIT con la messa online di alcune foto e scansioni, diversi anni fa. Nel 2003, un appassionato informatico, Ron Burkey, lo trascrisse a mano, integrando le parti mancanti. Ma solo ora è divenuto disponibile al grande pubblico, arrivando su GitHub grazie all'ex tecnico della Nasa Chris Garry.
Alcune sorprese. Tra i messaggi nascosti più buffi trovati al suo interno - brevi linee di chiosa ai comandi - c'è un BURN_BABY_BURN--MASTER_IGNITION_ROUTINE, ispirato a una frase recitata da un popolare conduttore radio degli anni '60 quando lanciava i dischi del momento (la linea è inserita, presumibilmente, tra i comandi per l'accensione dei motori).
Ma anche l'augurio che due linee di codice pensate per essere temporanee non divenissero permanenti (e invece...)
O l'invito, rivolto agli astronauti, a "girare quella stupida cosa".