Potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua, ma gli indizi ci sono, e concreti. La sonda Cassini ha fotografato, su due diversi "oceani" di Titano (la più grande tra le lune di Saturno) misteriosi giochi di luce e riflessi che potrebbero essere riconducibili a piccole increspature della loro superficie. Se i dati fossero confermati, si tratterebbe delle prime "onde extraterrestri" mai individuate finora.
Le osservazioni di Cassini hanno svelato sorprendenti similitudini (ma anche differenze) tra il nostro pianeta e l'unica luna con atmosfera del Sistema Solare: scoprile nel nostro multimedia.
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Un brillio sospetto. I risultati dello studio durato anni sono stati annunciati questa settimana nel corso della 45esima Lunar and Planetary Science Conference (LPSC) tenutasi in Texas.
Due sono i luoghi in cui lo spettrometro di Cassini avrebbe rilevato anomalie. Il primo è il Punga Mare, una delle distese di idrorcaburi del satellite (denominate, appunto "mari") che la sonda ha sorvolato dal 2012 al 2013.
Le foto mostrano la sua superficie brillare alla luce del Sole, un po' come fanno i mari terrestri visti dal finestrino di un aereo. Quattro pixel, però, sembrano più brillanti di altri: il segno, forse, di un'irregolarità sul manto piatto del mare, un'onda o un set di onde.
Nessun cavallone
Nulla di appetibile per un surfista, comunque. Anche se si trattasse di onde, non sarebbero più alte di 2 centimetri. Ma indicherebbero che «l'oceanografia non è più una scienza soltanto terrestre» come ha commentato Ralph Lorenz, scienziato planetario dell'Applied Physics Laboratory alla Johns Hopkins University (Maryland, USA).
La seconda anomalia è quella individuata nel Ligeia Mare, un'altra macchia di metano ed etano, la scorsa estate. Lì il team della missione Cassini aveva creduto di individuare una sorta di piccola isola, che nelle foto di 16 giorni dopo era già sparita. Che si trattasse di un'onda? Non è da escludere. Anche se potrebbe rivelarsi un iceberg o una bolla che gorgoglia dalla profondità. Così come il brillio del Punga Mare potrebbe riferirsi a un mucchio di fango.
A caccia di nuovi indizi
Le precedenti osservazioni di Cassini avevano restituito l'immagine di laghi piatti come l'olio, forse perché i venti - che pure si formano - su Titano non erano abbastanza forti, o per via della natura altamente viscosa degli idrocarburi, più difficili da agitare rispetto all'acqua. Ma poiché l'emifero nord di Titano, dov'è concentrata la maggior parte dei laghi, si avvia verso la primavera, è probabile che l'intensità dei venti aumenti e che le nuove osservazioni di Cassini - che in agosto sorvolerà di nuovo il Ligeia Mare - diano nuovi interessanti risultati.
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