Negli ultimi anni Venere ha richiamato l'attenzione delle agenzie spaziali, al punto da programmare ben tre missioni per studiarlo da vicino (tra cui la Veritas della Nasa, l'europea EnVision, oltre alla missione giapponese Akatsuki). Perché mai? Pochi anni or sono, uno studio aveva dimostrato che, in un tempo lontanissimo, c'erano oceani su Venere che poi sono evaporati in seguito a vari fenomeni, legati soprattutto alle forze mareali del Sole e ad altre caratteristiche del pianeta stesso.
Quelle condizioni sarebbero state compatibili con la vita. Finché una lunga trasformazione, avvenuta circa due miliardi di anni fa, ha cambiato Venere nel pianeta infernale dei nostri giorni, dove tra la pressione sulla superficie è simile a quella delle profondità oceaniche terrestri e la temperatura raggiunge i 470 ºC, con un'atmosfera composta quasi unicamente da anidride carbonica e nubi ricche di acido solforico.
Ma non è andata così. Ora però una ricerca pubblicata su Nature dice che gli oceani non ebbero mai modo di formarsi perché il pianeta è sempre stato troppo caldo perché si producessero piogge in grado di formare oceani. Lo studio è stato realizzato da astrofisici dell'Università di Ginevra, in Svizzera, del Laboratoire d'astrophysique de Bordeaux, del Cnrs e dell'Università di Versailles-Saint Quentin-en-Yvelines in Francia.
Spiega Martin Turbet, tra gli autori della ricerca: «Abbiamo simulato il clima della Terra e di Venere dall'inizio della loro evoluzione, ossia da circa quattro miliardi e mezzo di anni fa, quando le superfici dei pianeti erano ancora ricoperte da materiale lavico. Il risultato suggerisce che le temperature su Venere erano alte e rimasero tali nel tempo, che l'acqua sarebbe stata presente solo sotto forma di vapore, come in una gigantesca pentola a pressione, e che non poteva trasformarsi in qualcosa di liquido».
Quel che dalla topografia sembrerebbero grandi mari, se non oceani, dunque, dovevano essere semplicemente degli avvallamenti della crosta venusiana, forse prodotti dall'impatto di grossi asteroidi. L'acqua infatti, stando a Turbet, poteva starsene solo nell'atmosfera.
Il modello. A questa conclusione i ricercatori sono arrivati dopo aver messo a punto un modello del clima venusiano molto simile a quelli utilizzati per studiare il clima del nostro Pianeta, applicato sia alla Terra (per verificarne la validità) sia a Venere. Il modello ha mostrato come le temperature venusiane non siano mai scese a valori sufficientemente bassi per dare modo all'acqua di diventare liquida.


I ricercatori hanno tenuto conto anche del fatto che ai primordi del Sistema Solare il Sole emetteva un'energia del 30 per cento inferiore a quella dei nostri giorni. Il modello, poi, ha considerato anche la possibile azione delle nuvole, che avrebbero potuto schermare l'energia proveniente dal Sole e abbassare le temperature al suolo. Ma i dati hanno dimostrato che le nubi, più che schermare il Sole, trattenevano l'energia che arrivava dalla superficie venusiana e ciò faceva aumentare ancora di più le temperature.
Per capire anche la Terra. Lo studio ha permesso anche di conoscere meglio l'evoluzione cui andò incontro la Terra ai suoi primordi e come sarebbe bastato poco per avere un Pianeta ben diverso da quello che conosciamo. Se si fosse trovata solo un po' più vicino al Sole, oppure se la nostra stella avesse emesso tanta energia quanto quella di oggi, la Terra avrebbe anch'essa subito una trasformazione simile a quella di Venere. Quindi, un Sole meno brillante ha aiutato il nostro Pianeta ad avere un ambiente propizio all'acqua e alla vita.
Utile anche per gli esopianeti. Secondo James Kasting, della Penn State University, esperto di pianeti extrasolari, non coinvolto nello studio, i risultati fanno pensare che se Venere non è mai stata abitabile, anche altri pianeti al di fuori del Sistema Solare, che fino ad oggi si pensava potessero avere o avere avuto vita, non l'ebbero mai. Va tuttavia sottolineato che gli autori della ricerca sono i primi a non avere la certezza assoluta delle conclusioni. Spiega David Ehrenreich, co-autore: «I nostri risultati si basano su modelli teorici e sono importanti per capire meglio la storia di Venere, ma non consentono di pronunciarci sulla questione in modo definitivo, perché il tutto è teorico». A questo punto le missioni di NASA ed ESA sono ancora più importanti per capire quanto "gemello" fu realmente il pianeta Venere rispetto alla Terra.