L'azienda privata Escape Dynamics ha condotto una prima serie di test per verificare se è possibile mandare in orbita una navicella attraverso l'emissione di microonde, in modo da abbattere i costi delle missioni spaziali.
La consuetudine. Un lanciatore tradizionale è costituito da più stadi, dotati di uno o più razzi che garantiscono la spinta per la prima parte del viaggio. Il sistema è dispendioso, sia per la quantità di propellente da impiegare sia per il fatto che il missile con cui viaggia il carico è di norma "usa e getta" - ecco perché Space X è al lavoro su un Falcon 9 riutilizzabile e la Ula su un lanciatore parzialmente recuperabile.
La nuova strada. L'idea di Escape Dynamics è di sfruttare le microonde per scaldare l'idrogeno contenuto nel serbatoio della navicella, un po' come accade per i cibi nel forno a microonde. Le onde elettromagnetiche, prodotte a terra da alcuni generatori di corrente, colpirebbero uno schermo termico sul fondo del velivolo, alimentando un motore elettromagnetico che scalderebbe a sua volta le molecole di idrogeno.
Si otterrebbe così un getto propulsivo che spingerebbe il velivolo in orbita, dove avrebbe ad esempio il tempo per sganciare un satellite prima di scivolare di nuovo a Terra.
Buona la prima. I test preliminari sono già andati in archivio: gli scienziati hanno costruito un propulsore prototipo e hanno verificato, usando prima l'elio e poi l'idrogeno, che con un impulso della durata adeguata (dai 500 ai 600 secondi) le microonde sarebbero in grado di generare la forza sufficiente per lanciare nello spazio una piccola navetta.
Siamo comunque solo all'inizio e ci vorrà tempo prima di arrivare ad applicazioni pratiche. Qui sotto, un video in computer graphics mostra come dovrebbe funzionare il sistema.