La sonda della Nasa, Juno, ha completato il sesto passaggio ravvicinato attorno a Giove lo scorso 19 maggio. Ha sorvolato il gigante gassoso a soli 3.500 chilometri d’altezza: in questa occasione, anche in virtù della distanza ravvicinata dell'orbita, è stata scattata una spettacolare serie di immagini con risoluzione di soli 6 chilometri.
In particolare, ha colpito i ricercatori quanto osservato in due aree dell'atmosfera: nubi in veloce movimento in prossimità nell'emisfero settentrionale (a circa 37 gradi nord), mentre nell’emisfero sud (20-27 gradi circa) un gran numero di macchie biancastre, del diametro di circa 30-40 chilometri, che si elevano di oltre 50 chilometri rispetto alle nuvole del pianeta.
Grandine? Agli occhi degli esperti, l'analisi delle immagini ha fatto pensare a nubi ghiacciate composte da acqua e ammoniaca, presumibilmente causate dai forti moti convettivi che devono esistere nell’area.
Considerate la temperatura e la pressione, si è ipotizzato che all’interno delle nubi si possano formare dei chicchi di grandine in virtù di un possibile meccanismo analogo a quello che sulla Terra, dove si formano le grandi nubi temporalesche, origina la grandine.
La grandine di Giove sarebbe comunque ben diversa da quella terrestre, per composizione ma soprattutto per la dimensione dei chicchi - che potrebbe essere decisamente superiore anche alle più grandi grandinate del nostro pianeta. I chicchi gioviani, però, non raggiungono il suolo: il gigante gassoso non ha una superficie solida! Certamente non giungono in prossimità del nucleo, perciò a un certo punto della caduta i chicchi sublimano (ossia passano direttamente dallo stato solido a quello gassoso, senza passare dallo stato liquido) e il materiale torna in circolazione.
Il prossimo 11 luglio avverrà un nuovo passaggio radente della sonda, il settimo, che da programma sarà dedicato alla Grande Macchia Rossa.