Ora che la tempesta di sabbia totale che nelle ultime settimane si è abbattuta su Marte sembra essere sul punto di finire, i tecnici della NASA hanno iniziato a mettersi in ascolto di eventuali segnali di un risveglio del rover Opportunity.
Il rover, alimentato a energia solare, costretto in un fenomeno meteorologico che ha bloccato il 99% della luce dalla superficie del Pianeta Rosso, ha inviato l'ultimo segnale lo scorso 10 giugno. Da allora si trova in "modalità letargo" per risparmiare energia nel tentativo di preservare la strumentazione e la macchina stessa.
Torna il sereno. Dopo settimane di visibilità zero, il Sole torna a mostrarsi sulla Perseverance Valley, dove si trova il robot, e presto potrebbe esserci luce a sufficienza per permettere a Opportunity di ricaricare le batterie e riavviarsi. Il 30 agosto, la NASA ha diffuso un comunicato sul piano in due fasi per un possibile recupero del rover, ma i tempi utili per captare eventuali segnali sono molto più stretti di quanto la maggior parte degli stessi ingegneri di missione sperasse.
Se ci sei, batti un colpo. Per 45 giorni le radioantenne del Deep Space Network proveranno a dare la sveglia a Opportunity tre volte alla settimana, "intimandogli" di mandare un beep di risposta se quel poco di energia residua glielo consente. A metà ottobre, se nulla sarà successo, inizierà una fase di ascolto passivo, senza invio di segnali ma in attesa di un sussulto di attività dalla superficie marziana.
Sabbia spazza sabbia. Questa seconda fase, della durata di diversi mesi, dovrebbe permettere ai diavoli di sabbia che spesso si formano su Marte di spazzar via eventuali residui di polvere rimasti sui pannelli (anche se è improbabile, per la NASA, che siano questi cumuli all'origine della mancanza di segnali).
Perché così poco? I tempi imposti dall'agenzia spaziale hanno lasciato spiazzati molti membri della missione, che speravano in una fase di ascolto più lunga e paziente. Dopo tutto, quando Spirit (il rover approdato su Marte nell 2004 insieme a Opportunity) si trovò in condizioni analoghe, nel 2010, il team di missione spese 10 mesi nell'ascolto attivo e altri 5 in attesa passiva di segnali (mai arrivati).
«Un risveglio di Spirit era molto più improbabile, eppure gli concedemmo più tempo», ha twittato Mike Siebert, ex direttore di volo della missione. Che ha aggiunto che, fra 45 giorni, la stagione dei diavoli di sabbia non sarà ancora cominciata: questi colossali fenomeni meteo simili a trombe d'aria iniziano a formarsi intorno al nostro dicembre.
Comunque ottimisti. Polemiche a parte, la NASA ha fatto sapere che aspetterà che il tau - una misura del particolato nei cieli marziani - scenda sotto al valore di 1,5 prima di far partire il "countdown". Ora è a 1,7: prima che Opportunity inviasse l'ultimo segnale, era a 10,8.
Da progetto, Spirit e Opportunity avevano 90 giorni di autonomia sulla superficie marziana. Spirit è durato 20 volte più a lungo, Opportunity è adesso al suo quindicesimo anno di missione. In tutto questo tempo ne ha viste delle belle, anche se va detto che nessuna tempesta si era mai avvicinata a quella appena terminata.