La NASA ha messo a disposizione un miliardo di dollari per far precipitare la Stazione Spaziale Internazionale sulla Terra, facendola bruciare nell'atmosfera. Questo avverrà nel 2031 quando il laboratorio spaziale raggiungerà un'età tale da non essere più considerata sicura a causa delle sollecitazioni di vario tipo cui è stata sottoposta dal 1998 in poi, anno in cui si iniziò la costruzione. Quel miliardo di dollari dovrebbe servire per costruire un rimorchiatore spaziale che una qualunque società privata voglia costruire con tale finalità. Non sarà la NASA stessa dunque, a costruire lo shuttle che porterà alla morte la ISS, ma una società che si prenderà l'incarico di realizzarlo.
Come avverrà. A partire dal 2026 la NASA lascerà che, lentamente, la ISS scenda di quota (oggi avviene già regolarmente, ma la NASA con altrettanta regolarità la riporta alla quota di stazionamento, che si aggira attorno ai 400 chilometri dalla superficie terrestre). Nel 2030 dovrebbe trovarsi a circa 280 chilometri di quota, e qual punto gli ultimi astronauti a bordo lasceranno definitivamente la stazione e riporteranno a Terra tutto il materiale recuperabile e gli esperimenti in corso. Subito dopo arriverà il rimorchiatore che la NASA ha chiamato USDV, da US Deorbit Vehicle, il quale dovrà essere in grado di andare ad agganciarsi alla ISS e la dovrà portare fino a 100-120 chilometri dalla superficie terrestre.
Sarà poi l'atmosfera ad entrare in gioco frenando la struttura fino a farla precipitare nell'Oceano Pacifico. L'impatto con l'atmosfera avverrà ad una velocità di circa 28.000 kmi all'ora e l'attrito con l'atmosfera farà fondere l'intera struttura. Se tutto andrà per il meglio, il rientro avverrà sopra il Point Nemo, una regione dell'Oceano Pacifico tra la Nuova Zelanda e il Sud America, spesso utilizzata come cimitero di resti di veicoli spaziali che in fase di rientro non bruciano completamente nell'atmosfera. Lì vi sono resti di almeno 260 satelliti.
Operazione complessa. Le proposte per il rimorchiatore dovranno essere presentate entro il 17 novembre 2023 e il piano di ritorno a Terra della ISS inizierà tra circa tre anni. Un'operazione di questo tipo venne già realizzata dai sovietici, quando fecero precipitare a Terra la loro Stazione spaziale Mir. Sarà un'operazione complessa, ma già sperimentata, dunque. Una grande area dell'Oceano Pacifico dovrà essere libera da navi e aerei in volo; un'operazione che, seppur in toni minori, avviene già almeno una volta al mese, allorché precipita verso Terra qualche satellite ormai fuori uso.
una gigantesca roulotte. La vera difficoltà dell'operazione sta nel trainare la ISS dai 280 km di quota ai 75, perché la massa della stazione è tale da subire numerosi movimenti inattesi che la possono portarla fuori rotta. Sarà come trainare una gigantesca roulotte in autostrada durante una giornata molto ventosa: bisogna che l'auto abbia forza a sufficienza per mantenere in linea retta la roulotte. Se lo shuttle dovesse perdere il controllo, e la ISS iniziasse a cadere senza riscontri, diverrebbe difficile se non impossibile definire l'area dove alcuni pezzi che non bruceranno nell'atmosfera potranno cadere al suolo.
Per tutto questo è stato calcolato che ci vorrà un rimorchiatore in grado di trasportare e bruciare circa 8 tonnellate di propellente. Ma questa enormità di propellente dovrà bruciare nell'arco di 15 minuti, il tempo utile per abbassare di quota la ISS da 280 a 120 chilometri, in quanto se si usasse più tempo ci si troverebbe fuori rotta. È per questo che l'USDV dovrà essere grande per contenere molto propellente e avere un motore molto potente, e al momento non esiste veicolo con tali caratteristiche.