Lo spazio è, senza dubbio, un luogo estremamente silenzioso: il vuoto rende infatti impossibile la propagazione delle onde sonore. Eppure, con qualche trucco tecnologico e una grande conoscenza della musica è possibile trasformare l’incessante movimento delle particelle cosmiche che popolano questo vuoto in una vera e propria melodia.
Con 320.000 note...
Ci è riuscito Domenico Vicinanza, project managere al Géant – la grande rete europea su cui transitano,tra gli altri, i dati del CERN e dell’LHC – musicista ed esperto di sonificazione. Vicinanza ha utilizzato 320.000 misurazioni dei raggi cosmici collezionate in 37 anni di attività dalle sonde Voyager 1 e 2, lanciate nello spazio dalla NASA nel 1977 e ancora attive.
Le rilevazioni di ciascuna delle due Voyager sono state assegnate a gruppi di strumenti diversi e ad ogni misurazione è stata associata una diversa frequenza sonora. Il risultato è un lungo duetto spaziale messo in scena dalle due sonde, distanti miliardi di chilometri una dall’altra.
"Ho voluto comporre una melodia che celebrasse insieme Voyager 1 e 2, così ho utilizzato le rilevazioni di raggi cosmici effettuate dalle sonde nello stesso preciso istante, ma separate da una distanza cosmica” ha spiegato il ricercatore in un’intervista al britannico TheGuardian.com
Non solo arte
“L’analisi sonora dei dati non è comunque una scienza fine a se stessa: ascoltare la melodia è un po’come osservare una grande tabella di numeri, ma con le orecchie” spiega Vicinanza. “Le informazioni che può offrire sono esattamente le stesse: picchi, schemi, variazioni e tendenze”.
Questa tecnica viene infatti impiegata già da diversi anni per cogliere correlazioni tra dati difficilmente osservabili con le metodologie tradizionali. Negli ultimi anni molti dei dati prodotti dall' LHC sono stati trasformati in suoni grazie all'LHCSound Project, un'attività di divulgazione su ciò che viene fatto dagli scienziati all'interno dei laboratori di Ginevra.
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Con 320.000 note...
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Le rilevazioni di ciascuna delle due Voyager sono state assegnate a gruppi di strumenti diversi e ad ogni misurazione è stata associata una diversa frequenza sonora. Il risultato è un lungo duetto spaziale messo in scena dalle due sonde, distanti miliardi di chilometri una dall’altra.
"Ho voluto comporre una melodia che celebrasse insieme Voyager 1 e 2, così ho utilizzato le rilevazioni di raggi cosmici effettuate dalle sonde nello stesso preciso istante, ma separate da una distanza cosmica” ha spiegato il ricercatore in un’intervista al britannico TheGuardian.com
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Questa tecnica viene infatti impiegata già da diversi anni per cogliere correlazioni tra dati difficilmente osservabili con le metodologie tradizionali. Negli ultimi anni molti dei dati prodotti dall' LHC sono stati trasformati in suoni grazie all'LHCSound Project, un'attività di divulgazione su ciò che viene fatto dagli scienziati all'interno dei laboratori di Ginevra.
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