Asteroidi e comete potrebbero avere avuto un ruolo più importante di ciò che si pensava nel rifornire Marte di molecole organiche (le basi della vita). Finora gli astronomi ritenevano che le tracce organiche rilevate sul Pianeta Rosso, anche dal rover Curiosity, avessero origine, in prevalenza, da particelle di polvere provenienti dallo Spazio. Adesso però alcune simulazioni condotte sulla base dei dati disponibili da un team internazionale di ricercatori suggerisce invece che almeno un terzo del materiale organico rilevato deve provenire da asteroidi e comete: lo studio è pubblicato su Icarus.
La ricerca inizia nel 2015, quanto il perforatore di Curiosity portò alla luce alcune molecole organiche. Gli scienziati si chiedevano come fossero finite su Marte: per spiegarle, si ipotizzò appunto che fossero legate a particelle di polvere interplanetaria (che in effetti si trovano dappertutto, anche sul nostro pianeta).
Camionate di materiale organico... Un team di ricercatori dello SRON e delle università di Groningen, Utrecht e California hanno però lavorato su di un'ipotesi differente, capace di spiegare anche la gran quantità di materiale organico presente su Marte (e poco giustificabile con le sole polveri).
Così ha preso corpo l'idea che i trasportatori potessero esere anche asteroidi e comete. Per mettere alla prova l'ipotesi, hanno programmato un modello del Sistema Solare comprendente centinaia di migliaia di asteroidi e comete e l'hanno sperimentato con Peregrine, il supercomputer dell'Università di Groningen, per verificare il numero di asteroidi e comete che possono essere caduti sul Pianeta Rosso. I calcoli hanno mostrato che 192 tonnellate di carbonio l'anno finiscono mediamente sulla superficie di Marte, una quantità materiale paragonabile ciò che possono trasportare otto-dieci TIR.
Di queste vagonate di carbonio, il 67% dovrebbe arrivare da particelle di polvere interplanetaria, mentre la differenza è consegnata da asteroidi (26%) e comete (7%).
Molto vicino e molto lontano. Le conclusioni della ricerca (che è puramente teorica) sono importanti per le missioni marziane, attuali e future. Secondo gli scienziati, i rover dovrebbero esplorare da vicino i crateri da impatto degli asteroidi: è infatti in quelle aree che c'è più probabilità di trovare importanti quantità di materiale organico. Lo studio ha anche implicazioni sulla ricerca di tracce di vita sugli esopianeti: Kateryna Frantseva (del team) spiega infatti che «anche vicino ad altre stelle e sistemi planetari ci sono asteroidi e comete che possono far piovere su quei lontani pianeti grandi quantità di carbonio, e se trasportano anche acqua ecco che abbiamo le basi perfette per la vita».