La stessa distorsione temporale che impedisce di ricordare l'immane impegno tecnologico ed economico che è stato necessario mettere in campo per la Missione spaziale Apollo 11, per mandare l'uomo sulla Luna - focalizzando l'attenzione e la memoria solo sul quasi mitologico momento dello sbarco - porta anche a credere che gli americani fossero entusiasti sostenitori del Programma Apollo.
Del resto, 600 milioni di persone (un quinto della popolazione mondiale) guardarono i primi balzi lunari di Neil Armstrong in diretta tv. Negli Stati Uniti, quel 20 luglio 1969, il 94% della popolazione era davanti a un televisore sintonizzato su una delle tre reti principali, che trasmettevano all'unisono le prime fasi dello sbarco della Luna.
Un Paese in subbuglio. In realtà, dopo l'assassinio di Kennedy, le due amministrazioni che si succedettero alla Casa Bianca si ritrovarono a sostenere il programma lunare senza nemmeno la metà della popolazione che pensava valesse un tale sforzo. Erano gli anni della Guerra del Vietnam, delle rivolte civili, degli assassinii politici e a sfondo razziale. La gran parte degli americani si chiedeva che senso avesse andare sulla Luna quando c'erano così tanti problemi da risolvere sulla Terra (su questa domanda sempreverde vedi anche: 10 ottime ragioni per sostenere l'esplorazione spaziale).
Apprezzamento postumo. La percentuale di votanti favorevoli alle missioni Apollo, nei sondaggi, crebbe sensibilmente solo dopo la fine del programma lunare. Nei sondaggi del 1964, solo il 26% degli statunitensi si diceva d'accordo. Alla vigilia di Natale del 1968, gli astronauti dell'Apollo 8 trasmisero in diretta televisiva le immagini della superficie lunare ripresa da un centinaio di km di distanza, mentre leggevano i primi dieci versetti della Genesi (fu uno dei momenti collettivi più intensi e drammatici che precedettero l'allunaggio).
Dall'orbita lunare, William Anders scattò quella che sarebbe diventata una delle foto più famose di sempre: l'Earthrise, l'immagine a colori della Terra che sorge dall'orizzonte lunare, secondo molti ispirò la coscienza ambientale di una generazione.
All'indomani della missione dell'Apollo 8, alla fine del 1968, solo il 39% degli americani era favorevole a mandare un uomo sulla Luna. Nel 1979, il 47% degli statunitensi riteneva che le missioni lunari fossero valse la fatica (economica e tecnologica), e dieci anni dopo, nel 1989, la pensava così il 77% degli intervistati.
Scienziati divisi. Anche nella comunità scientifica aleggiava un certo scetticismo su quella che era da molti considerata come un'impresa militare: il timore era che i fondi assegnati alla NASA - il 4,4% della spesa federale nel 1964 (oggi è inferiore all'1 per cento) - fossero sottratti ad altri settori della ricerca.
Gli esclusi. Negli anni più drammatici della Guerra del Vietnam, la questione lunare si intrecciò alle proteste dei cittadini afroamericani, che si sentirono messi da parte da un programma sostanzialmente "bianco" e che volevano attirare l'attenzione del Congresso sui temi della povertà, della mancanza di cibo, di abitazioni e di copertura sanitaria di un quinto della popolazione americana.
Proteste sotto il razzo. Il 15 luglio 1969, mentre il Saturn V torreggiava sulla rampa di lancio del Kennedy Space Center alla vigilia del lancio dell'Apollo 11, qualche decina di famiglie afroamericane marciò fino al cancello del sito di lancio, guidate da Ralph Abernathy, attivista successore di Martin Luther King. Le loro istanze furono ben riassunte da un brano composto nel 1969 dai The Last Poets, un gruppo di poeti e musicisti statunitensi impegnati nelle proteste per i diritti civili degli afroamericani (poi ripreso in una cover dal musicista Gil Scott-Heron), Whitey on the Moon: "Un ratto ha morsicato mia sorella Nell / Col bianco sulla Luna / La sua faccia e le sue braccia hanno iniziato a gonfiarsi / E il bianco è sulla Luna".
Prospettiva storica. Oggi sappiamo che l'Apollo 11 e l'allunaggio hanno aperto una nuova era nella scienza e nella tecnologia, hanno unito una nazione e l'intera umanità (almeno per un po') e dato il via a decenni di sviluppi in molti campi (si pensi alla rivoluzione digitale, figlia anche dei microchip del programma lunare). Nel frattempo, abbiamo prima abbandonato e poi ripreso l'idea di colonizzazione del nostro satellite, e l'America ha avuto il suo primo presidente di colore. Ma razzismo, disuguaglianze e povertà rimangono questioni ancora aperte e non risolte.