Anche la seconda manovra di inserimento in orbita lunare della sonda Chandrayaan-2 (lanciata dopo una serie di rinvii nel luglio scorso) ha avuto pieno successo. Quando in Italia era appena scattata la mezzanotte del 4 settembre, per la precisione alle 00:12, è stato infatti acceso il motore principale della sonda per 9 secondi. Ora l’orbita di Vikram, così si chiama la parte di sonda (il lander) che scenderà sulla Luna, ha una distanza minima di 35 chilometri e una massima di 101 dalla superficie lunare. La sonda madre invece, continua a orbitare tra 96 e 125 chilometri di quota.
Sulla Luna il 6 settembre. La nuova orbita consentirà a Vikram di "prepararsi" alla discesa lunare, che è in programma per il 6 settembre tra le 22:00 e le 23:00 (ora italiana). La sonda indiana tenterà di atterrare in un’alta pianura polare meridionale tra due crateri, il Manzinus C e il Simpelius N, a una latitudine di circa 70° Sud. La scelta di atterrare in un luogo "difficile" è dettata dal fatto che il Polo Sud presenta crateri nei quali è stata accertata la presenza di ghiaccio (che era stata confermata anche dalla precedente missione Chandrayaan-1): un’area, dunque, dove l’uomo potrebbe pensare di costruire una sua base permanente.
Se l’allunaggio avrà successo, si tratterà della prima sonda indiana a conquistare il suolo lunare e la prima in assoluto a raggiungere una latitudine così elevata. Il lander, che prende il nome da Vikram Sarabhai, padre del programma spaziale indiano, è progettato affinché possa lavorare per un giorno lunare (circa 14 giorni terrestri) ed è in grado di comunicare direttamente con la base dell'agenzia spaziale indiana a Byalalu, oppure con la sonda madre in orbita lunare o con il rover. Quest'ultimo, che si chiama Pragyam ("saggezza") scenderà dal lander Vikram e se ne potrà allontanare fino a una distanza di 500 metri. Funzionerà a pannelli solari e potrà comunicare solo con Vikram stesso e non direttamente con la Terra.