Osservati 0,5 kg di antimateria sul Sole. Eì quello che si può generare nel corso dei brillamenti, violentissimi fenomeni solari. La scoperta è stata permessa dalla sonda Rhessi, un rivelatore della Nasa di radiazioni penetranti come i raggi X e gamma.
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Risale al 23 luglio 2002, ma è il brillamento solare più studiato finora. In questa immagine si nota lo scontro tra i due campi magnetici che lo compongono. Scarica la foto come wallpaper (81 kb, circa). © Nasa |
Nel corso dei brillamenti, violentissimi fenomeni solari, si può generare mezzo chilo di antimateria. È questa una delle tante sorprese emerse, secondo un recente studio, dalle misure della sonda Rhessi (Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager), un rivelatore della Nasa di radiazioni penetranti come i raggi X e gamma. L'analisi riguardava un brillamento avvenuto il 23 luglio 2002, il più studiato finora, e ha portato a varie scoperte.
Dati misteriosi. A sorprendere non è stata tanto la quantità di antimateria osservata, immensamente maggiore di quanto sia possibile produrre sulla Terra, ma altri fattori. Innanzitutto, si è visto che l'antimateria si combinava con la materia in zone dell'atmosfera solare più rarefatte della media. Gli esperti si aspettavano il contrario, perché l'antimateria si forma nel corso delle collisioni tra particelle energetiche, e questi urti dovrebbero essere più frequenti nelle zone più dense.
Misteri irrisolti. Ci si aspettava anche che la ricombinazione avvenisse sempre in queste zone più dense, poiché l'antimateria si annichila appena si scontra con la materia. Ma i raggi gamma rilevati da Rhessi, che sono il risultato della ricombinazione, si sono generati in una zona poco densa. Non si sa, però, dove l'antimateria si sia formata.
Esplosione selettiva. Le misure, inoltre, dimostrano che, nel corso del brillamento, le varie particelle furono scagliate in posizioni diverse in relazione alla loro massa e alla loro carica elettrica: gli elettroni finiscono in una zona e i protoni in un'altra, per esempio. «È sorprendente quanto immaginare minatori d'oro che fanno esplodere una rupe» enfatizza Craig DeForest del South West Research Institute (Usa) «e scoprono che l'esplosione ha lanciato tutti i rifiuti in una direzione e tutto l'oro in un'altra».
(Notizia aggiornata al 24 settembre 2003