Che su Marte ci fosse del metano lo si sapeva già. Ma ora lo ha rilevato anche Curiosity, esattamente nel luogo dove sta facendo le analisi, ossia il cratere Gale. E questo riapre il dibattito se il metano scoperto sia di natura organica – come la maggior parte di quello prodotto sulla Terra- o inorganica. Un dibattito che va avanti da quasi trent’anni.
Metano vintage. Tracce di metano infatti (ricordiamo che tale gas è composto da una molecola di carbonio e 4 di idrogeno), vennero già rilevate dalle sonde Viking che scesero sul pianeta rosso negli anni Settanta, poi fu la volta della sonda europea Mars Express che dall’orbita rilevò la presenza di metano in una quantità estremamente bassa, ossia 15 parti per miliardi, che in certi periodi dell’anno però aumentava.
Allora in molti pensarono che l’origine fosse organica perché altrimenti non si spiegava la crescita e la diminuzione della sua contrazione nell’atmosfera. Se fosse stato di origine organica, infatti, l’oscillazione la si poteva facilmente spiegare con un aumento e una diminuzione dell’attività di batteri in alcuni periodi dell’anno.
La quantità di metano che rilevò in seguito la sonda Mars Global Surveyor della Nasa è decisamente più elevato, in quanto arriva anche a 60 parti per miliardo.
Ricerca da Terra. Alla ricerca del gas della vita ci si misero poi anche i telescopi terrestri, tra cui il Keck-2 che si trova sulle Isole Hawaii che rilevò un discreta quantità di metano in tre aree che già erano oggetto di studio della Mars Express e che erano note come Nili Fosse, Terra Sabae e Syrtis Mayor.
Ora c’è anche la Mom, la sonda indiana, a cercare metano. E presto arriveranno anche altri robot spaziali, tra cui l’europeo ExoMars nel 2016.
LE SCOPERTE DI CURIOSITY. E Curiosity come entra in tutto questo? Già nel 2013 lo strumento Sam, da Sample Analysis Mars, aveva fatto le prime analisi dell’aria marziana, ma le quantità di metano presente, se esistente, erano al di sotto delle capacità di rilevamento. Come dire che non ce n’era affatto. Ma ad un certo punto, la quantità di metano è diventata consistente, tale da raggiungere le 7 parti per miliardo. E i dati raccolti da Curiosity sono stati finalmente analizzati e pubblicati su Science.
«La crescita temporanea del metano che si è manifestato con un picco per poi scendere di nuovo quasi a zero, dice che ci deve essere una fonte localizzata di questo gas.
Ma al momento non siamo in grado di capire qual è l’origine. Potrebbe essere prodotto biologicamente o da semplici reazioni chimiche tra l’acqua e le rocce di un certo tipo», spiega Sushil Atreya dell’Università del Michigan.
IL SOGNO è ANCORA LONTANO. La notizia dunque, non permette ancora di sognare. La vita extraterrestre non è ancora stata trovata, o meglio, non abbiamo ancora le prove della sua esistenza. Certo è che se il metano è prodotto in modo abiologico non si capisce perché debba essere prodotto a picchi e non con una certa continuità.
«In ogni caso la presenza di carbonio organico è molto promettente. Questo ci spinge a cercare con ancora maggiore cura tale sostanze negli strati del Monte Sharp che si trova nel cuore del cratere Gale e che presto andremno ad esplorare», ha sottolineato Roger Summons del Massachusetts Insitute of Technology di Cambridge.
Oltre al metano Curiosity ha individuato la presenza di altre molecole organiche più complesse, come la formaldeide e il metanolo, ma che sono facilmente spiegabili dall’alterazione del metano stesso per azione fotochimica dei raggi solari.
LE TRE IPOTESI AL MICROSCOPIO. Ma vediamo ora un po' più in particolare queli possono essere le fondi del metano scoperto da Curiosity. Le ipotesi per spiegare il fenomeno sono tre.