Mercurio dovrebbe essere uno dei luoghi del Sistema Solare dove è meno probabile trovare del ghiaccio: è infatti il pianeta più vicino al Sole, con temperature che nell’emisfero illuminato superano i 400 °C, mentre nell’emisfero in ombra raggiungono in media i -170 °C. Il lungo giorno di Mercurio dura 176 giorni terrestri, durante i quali la sua superficie subisce l’assalto implacabile del Sole, la cui radiazione è circa dieci volte più intensa di quella che raggiunge la Terra.
I sospetti della presenza di ghiaccio su Mercurio risalgono ai primi anni ’90, quando gli echi di segnali radar inviati da Terra e riflessi dalle regioni polari del pianeta mostravano caratteristiche coerenti con analoghi segnali riflessi da superfici ricoperte di ghiaccio. Poiché l’asse di rotazione di Mercurio è praticamente perpendicolare al piano della sua orbita, nelle regioni polari i raggi solari sono molto radenti e il fondo dei crateri situati in queste zone non viene mai illuminato dal Sole.
LE CONFERME. Due anni fa, grazie ai dati raccolti dalla sonda della NASA Messenger (MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry and Ranging) si ebbe una conferma indiretta dell’esistenza di depositi di ghiaccio sul fondo dei crateri da impatto al polo nord del pianeta, ricoperti da un sottile strato di materiale che li protegge. Questa scoperta era basata sulle misurazioni di riflettività effettuate tramite l'altimetro laser MLA (Mercury Laser Altimeter) e grazie ai dati raccolti sallo strumento GRNS (Gamma-Ray and Neutron Spectrometer), che hanno permesso di determinare la quantità di idrogeno nei minerali e individuare così dove e in quale quantità sono presenti molecole d’acqua.
Adesso, la Messenger, ormai vicinissima alla superficie di Mercurio, per la prima volta ha ottenuto immagini dirette che forniscono la prova visiva dell’esistenza di ghiaccio sul più piccolo pianeta del Sistema Solare.
La ripresa delle immagini è stata possibile grazie alla flebile luce riflessa dalle pareti dei crateri polari settentrionali, illuminate dal Sole. Le immagini indicano anche la presenza di altri materiali scuri ghiacciati che ricoprono i depositi di ghiaccio d’acqua. Tra le zone osservate, le maggiori sono i crateri Prokofiev (112 km di diametro) e Kandinski (60 km). La consistenza del ghiaccio sul fondo di questi crateri suggerisce che il materiale si sia formato in tempi relativamente recenti, piuttosto che miliardi di anni fa come era stato ipotizzato.
PANORAMI DEL SISTEMA SOLARE