Spazio

Marte visto dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter

Il 12 agosto del 2005 partiva da Cape Canaveral la sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, diretta al Pianeta Rosso, dal quale non ha mai smesso di inviarci splendide foto e importanti informazioni.

Dal suo ingresso nell'orbita di Marte, il 10 marzo del 2006, la sonda Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ha rivoluzionato le nostre conoscenze sul Pianeta Rosso. I suoi strumenti hanno permesso di studiare l'atmosfera di Marte e, grazie al radar, anche quel che sta sotto la superficie. Le sue tre telecamere hanno catturato immagini spettacolari di molti fenomeni che avvengono su Marte: la MARCI (Mars Color Imager), che monta un obiettivo fisheye (un grandangolare estremo); la CTX (Context Camera), che cattura dettagli in alta risoluzione in bianco e nero; la HiRISE (High-Resolution Imaging Science Experiment), che ha una risoluzione superiore alle mappe terrestri di Google Maps ed è lo strumento più noto per via di scatti particolarmente fortunati, come una frana nel momento in cui avveniva, i diavoli di sabbia, i cambiamenti delle dune in superficie, splendide foto di Phobos, satellite di Marte. Fino ad oggi ha inviato a Terra quasi 7 milioni di fotografie: ecco una micro selezione di alcune di quelle immagini.

14 agosto 2020: in orbita da 14 anni, 5 mesi, 3 giorni, 10 ore, 43 minuti, 57 secondi... riporta nel momento in cui scriviamo il cronometro sul sito ufficiale della Mars Reconnaissance Orbiter

Marte: tempesta di sabbia
Marte: tempesta di sabbia. © NASA/JPL-Caltech/MSSS

Le tempeste di polvere su Marte sono fenomeni frequenti. La maggior parte delle volte interessano piccole porzioni di pianeta, ma mediamente una volta ogni sette anni, una serie di tempeste si uniscono tra loro fino a interessare l'interno pianeta. Le immagini che compongono queste due animazioni, catturate da MARCI nel 2018, si vede il Pianeta Rosso prima e durante una tempesta globale: si tratta della stessa tempesta che è stata fatale al rover Opportunity, che dopo 15 anni di onorato servizio è stato soffocato dalla polvere e non è più riuscito a ricaricare le batterie per via dei danni alle celle solari.

Marte: il diavolo di sabbia
Marte: il diavolo di sabbia. © NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Il gigantesco diavolo di sabbia ripreso da HiRISE nel 2012: combinando i dati di risoluzione con la lunghezza dell'ombra si è potuto stabilire che il vortice era alto almeno 800 metri, più o meno come il grattacielo più alto al mondo.

Marte: una frana
Marte: una frana. © NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Questa immagine scattata da HiRISE alla fine di maggio del 2019 mostra una frana nel momento in cui precipita da un costone alto circa 500 metri: in alto a destra sono chiaramente visibili le polveri prodotte. La frana si è probabilmente distaccata per via del rialzo delle temperature durante una primavera marziana, che possono aver provocato lo scioglimento di ghiaccio e la sua vaporizzazione (data la bassa pressione atmosferica). Sembra che ogni anno si verifichino frane di questo tipo che poi si accumulano sui fondovalle dando origine a particolari stratificazioni.

Marte: un cratere da impatto
Marte: un cratere da impatto. © NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Questo cratere del diametro di circa 30 metri si è formato dopo l'arrivo di Mars Reconnaissance Obiter.

L'immagine qui sopra è stata ripresa da HiRISE nel novembre del 2013, ma l'impatto è avvenuto tra luglio 2010 e maggio 2012, quando la focotocamera CTX aveva mostrato che vi erano delle differenze in superficie rispetto al passaggio del 2010: le fotografie di CTX hanno anche permesso di capire che il materiale espulso è arrivato fino a 15 chilometri di distanza. A causa della sottile atmosfera di Marte la maggior parte degli oggetti che arrivano sul Pianeta Rosso, grandi o piccoli che siano, impattano sulla superficie, perché l'atmosfera non è sufficientemente densa per bruciarli durante la caduta. Dal 2006 a oggi sono stati rilevati oltre 800 i nuovi crateri da impatto.

Marte: le dune
Marte: le dune. © NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

«Prima di uno studio così dettagliato della superficie marziana», spiega Leslie Tamppari (JPL), «pensavamo che la superficie rimanesse simile a se stessa nel corso del tempo, mentre abbiamo scoperto che non è così. Come sulla Terra, anche su Marte i venti sono in grado di mutare forma e dimensioni delle dune.» La fotografia, catturata da HiRISE, è stata rielaborata in "falsi colori", come alcune delle precedenti: i ricercatori aggiungono o modificano colori e toni per mettere in risalto alcuni particolari, come in questo caso, dove le increspature della sabbia potrebbero essere quelle di una bella spiaggia sulla Terra.

Marte: la luna Phobos
Marte: la luna Phobos. © NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Battezzata col nome del dio greco della paura, Fobos è una delle due lune di Marte (l'altra è Deimos, che nella mitologia greca rappresenta il terrore causato dalla guerra): questa foto, scattata da HiRISE nel 2008 da 6.800 km di distanza, mostra Fobos con una risoluzione effettiva di circa 20 metri (corrisponde alla misura del più piccolo oggetto distinguibile). Il diametro maggiore è di circa 21 chilometri, e il grande cratere che si vede in basso a destra ha un diametro di circa 9 chilometri: è una luna piccola ma di grande interesse, perché ancora non è chiaro se sia un asteroide catturato da Marte o un pezzo di Pianeta che si è staccato in seguito a un violento impatto. Nei programmi delle agenzie spaziali di Francia e Giappone c'è la possibilità che Fobos sia l'obiettivo di una specifica missione che potrebbe precedere quella che porterà i primi uomini sulla superficie del Pianeta Rosso.

Marte: acqua o sabbia?
Marte: acqua o sabbia? © NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Questa immagine è uno dei fotogrammi di una animazione che potete vedere qui. La serie, composta da numerosi scatti catturati da HiRISE nell'arco di un anno, nel 2013, ha fatto molto discutere gli scienziati. Le striature scure sono state dapprima interpretate come salamoie (acqua e sali) che puntualmente ogni anno fuoriescono da medesimi livelli della crosta marziana: l'acqua poi sublimerebbe velocemente a causa della pressione bassissima.

Adesso però la maggior parte degli scienziati pensa che si tratti di scivolamenti di sabbia più scura che frana con regolarità ogni anno e che i cambiamenti di tonalità siano dovuti all'azione del Sole. La questione è tuttavia ancora aperta.

14 agosto 2020 Luigi Bignami
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