Sotto la superficie di Marte è stato individuato un sistema di laghi di acqua liquida salata. Una scoperta che conferma quella di due anni fa (pubblicata su Science), quando era stata vista per la prima volta una distesa di acqua con queste caratteristiche, ampia una ventina di chilometri, a circa 1,5 km di profondità sotto la calotta polare meridionale di Marte.
Le due scoperte sono state possibili grazie al radar sottosuperficiale MARSIS, uno degli strumenti a bordo della sonda dell'Esa Mars Express. Il radar invia verso il pianeta rosso delle onde radio, che in parte vengono riflesse dalla superficie e in parte penetrano sotto, fino a 5 km, e poi vengono anch'esse riflesse. Lo strumento raccoglie le onde riflesse nel sottosuolo e può in questo modo determinare la composizione di ciò che si nasconde sotto la superficie.
Uno più tre. «Non solo abbiamo confermato la posizione, l'estensione e l'intensità del riflettore individuato nel nostro studio del 2018», dice Elena Pettinelli, geofisica dell'Università Roma Tre che ha guidato il team insieme a Sebastian Lauro, e che aveva partecipato anche alla prima scoperta, «ma abbiamo anche trovato tre nuove aree altamente riflettenti». Cioè quelli che probabilmente sono altri tre piccoli laghi che circondano quello principale, anche se al momento non è possibile stabilire se siano interconnessi tra loro.
«Qualsiasi processo di formazione e di persistenza di acqua sotto il ghiaccio delle calotte polari marziane richiede che il liquido sia ipersalino», aggiunge la coautrice Graziella Caprarelli, ricercatrice associata al Centro di Astrofisica della University of Southern Queensland. «Esperimenti di laboratorio confermano che soluzioni di acqua ipersalina possono persistere per periodi di tempo geologicamente rilevanti anche a temperature come quelle che troviamo nelle regioni polari marziane, che sono notevolmente al di sotto della temperatura di congelamento dell'acqua». In pratica, l'alta concentrazione di sali impedisce all'acqua di solidificare.
Ed è solo l'inizio. Questo lavoro, pubblicato su Nature Astronomy, conferma che i ghiacci polari marziani sono formazioni geologiche molto complesse. E dato che è dimostrato che laghi salati di questo tipo possono sostenere la vita microbica in condizioni estreme, nei prossimi anni sarà importante intensificare l'esplorazione delle regioni polari di Marte, come suggeriscono gli autori dell'articolo, un team formato da ricercatori dell'Università Roma Tre, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irea, Napoli), dell'Università Jacobs (Brema, Germania), della University of Southern Queensland (Centre for Astrophysics: Toowoomba, Australia) e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Lo strumento della scoperta. La conferma dell'esistenza dei precedenti laghi e la scoperta dei nuovi è frutto soprattutto di ricercatori italiani. Ma anche lo strumento utilizzato è Made in Italy: il radar MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), infatti, è stato progettato alla Sapienza di Roma e fornito all'Esa (e alla sonda Mars Express) dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Marsis è un cosiddetto radar sounder, ovvero un radar che opera a basse frequenze (comprese tra 1.5 e 5 MHz). Grazie a queste frequenze è in grado di esplorare il sottosuolo del pianeta rosso fino alla profondità di cinque chilometri.