Si avvicina il momento previsto per l'arrivo sul Pianeta Rosso del modulo della sonda Phoenix. Lanciata nell'agosto del 2007, la sonda è la prima prevista dal programma di ricognizione di Marte della Nasa, e dovrebbe far atterrare il suo lander nella zona del polo nord marziano tra maggio e settembre 2008. Alla ricerca di acqua e forme di vita, presenti o passate.
Susanna Trave, 15 febbraio 2008
Marte è oggi un mondo freddo e asciutto con una sottile atmosfera di biossido di carbonio. Nessun fiume, lago o oceano. Tuttavia, esistono evidenze del fatto che, nel passato, il pianeta fosse molto differente. La tante missioni che l'hanno raggiunto in questi anni hanno rivelato caratteristiche geologiche che portano a credere che, una volta, sulla sua superficie scorresse l'acqua. Suggerendo la possibilità che il pianeta possa avere ospitato anche la vita.
Il volto di oggi...
In quarant'anni circa sono state raccolte numerose immagini di Marte, a risoluzione sempre maggiore. Da quelle inviate a terra dalla piccola sonda Spirit alle ultime, in ordine di tempo, scattate dal telescopio spaziale Hubble tra il 1° e il 7 dicembre 2007, e il cui "montaggio" ci fornisce un nuovo ritratto di Marte ad altissima definizione e a colori che mostra, con una precisione migliore di quanto non sia mai stato possibile, molti elementi del suolo.
... e quello di ieri
Le "scanalature" che collegano rilievi e depressioni del suolo marziano, veri e propri canyon, hanno convinto la maggior parte degli scienziati che l'acqua abbia eroso a lungo il territorio prima di scomparire, almeno in forma liquida. Perché, in effetti, di acqua su Marte ce n'è: entrambe le calotte polari sono formate da ghiaccio. Studiare la storia dell'acqua sul nostro vicino è proprio uno dei principali obiettivi del lander della Phoenix. Attrezzato con un robusto braccio meccanico, il modulo scaverà al di sotto della superficie per recuperare campioni di ghiaccio e terreno per cercare di capire se sia stata presente acqua allo stato liquido anche "recentemente" (intorno a 100.000 anni fa).
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La presenza di acqua è una pre-condizione per la vita (almeno per quella che conosciamo). E cercare di capire se il terreno artico marziano possa sostenere la vita non è semplice speculazione. La vita, infatti, può esistere anche nelle condizioni più avverse: sulla Terra sono state scoperte spore batteriche dormienti in condizioni estreme di freddo e siccità, e in assenza di aria. Possono restare in questo stato per milioni di anni, per poi riattivarsi appena le condizioni diventano favorevoli. Colonie microbiche di questo tipo potrebbero esserci anche nell'artide marziano.
In vista dell'arrivo dell'uomo
Phoenix verificherà l'abitabilità dell'ambiente artico con test chimici complessi, adatti a valutare la composizione del terreno rispetto a elementi importanti per la vita quali il carbonio, l'azoto, il fosforo e l'idrogeno. Inoltre, è dotato di tecnologie altamente specializzate, le più avanzate mai inviate su Marte, che permetteranno anche di analizzare meglio il clima e la geologia del pianeta, anche allo scopo di preparare l'esplorazione umana, sempre più probabile.
Perché Marte e non Venere?
Brian Muirhead, l’uomo che riuscì a far arrivare su Marte, nel luglio del 1997, la sonda Pathfinder, malgrado mille difficoltà, è considerato il padre delle attuali missioni su Marte. Secondo lo scienziato, l'esplorazione del pianeta rosso potrà (anche) illuminarci sulla formazione della Terra e sul suo destino. Esso, infatti, si è formato contemporaneamente al nostro, ossia 4.500 milioni di anni fa, ma è rimasto immutato durante gli ultimi 4.000 milioni di anni, mentre la Terra ha avuto un’esistenza molto più turbolenta. Per analogia, quindi può insegnarci molto sulla geologia originaria della Terra. E Muirhead non esclude neppure che, se su Marte un tempo ci fu vita, l'impatto di un asteroide possa aver provocato la diffusione nello spazio di rocce marziane, contenenti microrganismi, che poi sono arrivate fino a noi. Ma potrebbe anche essere avvenuto l'opposto, o che la vita si sia generata in entrambi i pianeti separatamente. Per chiarire questa controversa questione, si dovrà portare su Marte un apparecchio che esegua analisi biochimiche istantanee e individui qualsiasi traccia di vita, anche la più piccola.
Aurora per l'Europa
Il primo passo verso Marte dell'European Space Agency (Esa) è Aurora, un programma a lungo termine il cui obiettivo è quello di portare lì un equipaggio umano. Ma non prima che si siano raccolte sufficienti informazioni e si sia sperimentato il rientro di un veicolo. Per prepararsi a tutto questo e per studiare il "fattore umano", L'Esa e l'Istituto Russo per i Problemi Biomedici (Ibmp) cercano candidati per missioni simulate da effettuare nel 2008/2009, nelle quali un equipaggio di sei persone sarà impegnato per una durata di 520 giorni. Le simulazioni si svolgeranno sulla Terra, all'interno di una speciale struttura, a Mosca, dove l'equipaggio vivrà - tra l'altro - un'esperienza di isolamento estremo. Fate ancora in tempo a candidarvi...