Una notizia curiosa che di nuovo fa parlare di Curiosity, lo straordinario rover sceso su Marte il 6 agosto del 2012: dopo il successo dell'atterraggio, la Nasa aveva previsto un paio di anni terrestri di funzionamento. Siamo invece ormai quasi a tre anni e il robot-laboratorio mobile continua a viaggiare sulla superficie del Pianeta Rosso. Una superficie piuttosto accidentata, che mette a dura prova le ruote: un selfie molto recente (foto qui sopra) mostra infatti un sasso saldamente incastrato nel carrarmato (così si chiama la suola degli anfibi, calzature di moda negli anni '70).

Ruote in alluminio. Alla Nasa non sembrano preoccupati per quell'oggetto incastrato nel battistrada, fatto di lamelle che sporgono di 7 millimetri dalla base della ruota, forse perché sperano che si stacchi durante il movimento. E comunque non sembra creare difficoltà al movimento stesso.
Ben diverse invece sono le condizioni complessive delle ruote, che appaiono molto degradate. In ogni ruota ci sono 12 fori pensati per dare maggiore grip al rover sui terreni sabbiosi. Ma da quando è atterrato si sono creati grossi buchi nei fogli di alluminio presenti tra un sostegno primario e l’altro. Era previsto che si potessero creare dei piccoli fori, perché l’alluminio ha uno spessore di soli 0,75 millimetri (meno di così era impossibile ottenere un foglio con quelle caratteristiche), ma alla Nasa non si aspettavano di averne anche di diversi centimetri di diametro.


Strade sconnesse. La prima e principale causa di questi danni è senza dubbio l'abbondanza di rocce appuntite capaci di perforare l’alluminio. La seconda, forse non meno importante, è il tipo di movimento cui sono sottoposte le ruote, che lavorando su terreno accidentato si trovano spesso sollevate per ricadere poi sul terreno quando un ostacolo è superato. Questo movimento e gli impatti sono certo sufficienti a mettere a dura prova la tenuta del materiale e a giustificare i danni, anche se più estesi di quanto era stato previsto.

Da quando il problema si è evidenziato i tecnici che guidano il rover da Terra cercano con attenzione i passaggi meno accidentati, ma non è cosa semplice su Marte. Per adesso, comunque, il rover regge e la struttura di alluminio delle ruote, progettata per i terreni più sabbiosi, potrebbe diventare meno importante: sembra infatti che salendo verso la cima di Sharp, la montagna meta della missione di Curiosity, di sabbia ce ne sia sempre di meno.