Dove faremo atterrare, su Marte, la sonda che andrà fin lassù con lo scopo di cercare tracce di vita, presenti o passate? Non è questione da poco: i nostri rover percorrono pochi metri al giorno, sondano qualche centinaio di metri l'anno e non sono predisposti a superare chissà quali ostacoli e impedimenti, del terreno così come del clima di un luogo così lontano e, diciamolo, alieno.
Del resto, provate a ribaltare lo scenario: che idea si farebbe della Terra una civiltà extraterrestre che facesse scendere un rover tipo Opportunity o Curiosity nel deserto dei Gobi, per esempio, o in Antartide?
In più, una volta identificato un luogo di atterraggio promettente per la ricerca della vita, anche il raggiungerlo riserva le sue belle difficoltà: bisogna fare i conti con la posizione di Marte rispetto alla Terra, con la traiettoria di avvicinamento al pianeta, con le asperità del territorio, con la stagione, il clima, le tempeste...
Il primo passo. Alcuni progressi per rispondere alla domanda sono comunque stati fatti, in particolare sui luoghi dove puntare l'attenzione. Alcuni ricercatori affermano di avere individuato le aree migliori per cercare segni di vita passata o presente sul Pianeta Rosso: in testa alla classifica c'è il bacino Argyre, nel quale le sonde in orbita permanente attorno a Marte hanno rilevato una grande ricchezza di ingredienti ritenuti necessari per l'evoluzione della vita.
Rover a energia nucleare. Spiega Alberto Fairén (Cornell University), responsabile della ricerca: «Argyre presenta una collezione di elementi di grande interesse astrobiologico, dai depositi idrotermali ai pingos, fino ad antichi depositi glaciali. Tutti abbastanza vicini da essere raggiungibili nel corso di un'unica missione».
Inoltre, il fatto che il bacino sia profondamente incavato rispetto alla superficie media di Marte (scende di oltre 5200 metri) permette a un mezzo in discesa frenata con dei paracadute di frenare maggiormente, perché maggiore è lo spessore di atmosfera da attraversare. Questo permetterebbe anche di trasportare carichi più pesanti di quelli normalmente considerati.
Un luogo ideale, anche se Argyre si trova a 50 gradi di latitudine sud: in sostanza, significa che durante il lungo inverno marziano una sonda munita di pannelli solari non riuscirebbe a lavorare. È necessario un sistema nucleare per produrre energia, simile a quello di Curiosity.
I ricercatori hanno insomma sottolineato come una missione al bacino Argyre potrebbe davvero essere risolutiva per la ricerca della vita sul Pianeta Rosso, con una importante avvertenza. Bisogna infatti stare molto attenti a non portare noi stessi fin lassù "tracce di vita", per non rischiare di contaminare in modo irreversibile lo scenario dello studio.