Spazio

Luca Parmitano racconta la missione NEEMO

Lo abbiamo incontrato a Ginevra: l'astronauta italiano ci ha raccontato la sua esperienza di comandante della base sottomarina della Nasa, dove ci si allena al futuro dell'esplorazione spaziale.

Tra luglio e agosto ha trascorso due settimane nel laboratorio subacqueo Aquarius, una versione ridotta della ISS di fronte a Key Largo, in Florida. Qual è il bilancio definitivo della missione NEEMO? Come ci si sente a vestire temporanemente i panni di "acquanauta"? Quali differenze, o affinità, ci sono tra una base a 19 m di profondità e una a 400 km da Terra?

Lo abbiamo chiesto direttamente a Luca Parmitano, primo comandante europeo del modulo sottomarino della Nasa, poco prima di una conferenza sul futuro della ricerca scientifica a Ginevra (ascolta anche audio a fine pagina).

Isolamento. «NEEMO è quello che noi chiamiamo un analogo, in vari sensi. Innanzi tutto è un ambiente estremo: sott'acqua si è isolati dal supporto terrestre esattamente come su una stazione spaziale. Occorre un aiuto esterno coordinato per inviare in profondità cibo, vestiti e materiale per riparare l'habitat, perché noi siamo in "saturazione" per due settimane e non abbiamo la possibilità di avere tutto costantemente a portata di mano» spiega l'astronauta dell'ESA.

«A metà missione il cibo va rifornito; i rifiuti inorganici vanno portati in superficie (quelli organici vengono rilasciati in mare, come avviene nello spazio) così come l'equipaggiamento già utilizzato, per non occupare spazio in un ambiente così piccolo. Più o meno è come avere una navetta cargo che, una volta consegnato il carico, torna indietro».

Emergenze. «Si è completamente isolati anche dal punto di vista delle emergenze: così come per risolvere un’emergenza sulla ISS è previsto un rientro rapido con le navicelle, secondo un piano predefinito, anche per chi è in isolamento sottomarino è necessario prendere precauzioni: non è possibile risalire immediatamente in superficie, andremmo in embolia. C'è un preciso programma di supporto che permette di risalire in emergenza, dopo aver effettuato la compensazione in camera iperbarica.»

Prove generali. «Un'altra importante analogia è che sott'acqua è possibile ricreare una gravità parziale per simulare alcune delle difficoltà che avremmo se fossimo in orbita, esattamente come facciamo nella Neutral Buoyancy Lab, la famosa piscina della Nasa. Durante le due settimane di permanenza abbiamo simulato diversi tipi di gravità: una gravità zero, per ricreare le condizioni su di un asteroide in orbita cislunare, e una gravità parziale simile a quella della superficie marziana.»

«Abbiamo testato sott'acqua, per la prima volta, strumenti di campionamento geologico e biologico creati appositamente per questo tipo di esplorazioni: abbiamo studiato come isolare eventuali campioni di roccia senza contaminarli con batteri terrestri.»

Luca Parmitano sperimenta un sistema di navigazione per raggiungere il sito di un esperimento scientifico. © NASA Analogs

Antenne. «Abbiamo inoltre simulato la costruzione di un elemento pioneristico: un'antenna a base triangolare che emula un radar per le telecomunicazioni o il disco di un radiotelescopio per l'osservazione del cielo, utili in caso di esplorazione di un altro pianeta.

Attività, queste, che eseguite sott'acqua hanno una componente di difficoltà completamente diversa che sulla Terra.»

Mi ricevi? «Un altro aspetto che abbiamo studiato, indispensabile per l'esplorazione planetaria, è il ritardo delle comunicazioni. Un film di prossima uscita, The Martian, parla di questa difficoltà nelle trasmissioni tra la Terra e Marte, dovuta al ritardo fisico della velocità della luce.»

Botta e risposta. «Per studiare in che modo questo ritardo può avere un effetto sulle attività operative di un equipaggio, abbiamo creato tre tipi di condizioni: un ritardo zero, come quello che abbiamo sulla ISS; un ritardo di 5 minuti in tutte le comunicazioni, di testo e orali, attraverso un sistema che mandava il segnale audio soltanto 5 minuti dopo (con un ritardo totale, quindi, di 10 minuti); e infine, un ritardo di 10 minuti (per un totale di 20 minuti).»

Meglio scrivere. «Abbiamo scoperto che le operazioni via voce, orali, sono assolutamente inefficaci, mentre in quelle di testo è possibile essere molto più dettagliati, creando un piano e delle variazioni, lavorando in autonomia e poi comunicando alla base. Questo è possibile studiarlo anche in ambiente non sottomarini, ma non nelle stesse condizioni di Aquarius (ambienti ristretti, con possibilità di attività extraveicolare e obiettivi molto definiti).»

Luca Parmitano, Serena Aunon, David Coan e Norishige Kanai: i 4 acquanauti della missione NEEMO 20. © NASA

Coralli. «Non da ultimo abbiamo fatto anche della vera e propria scienza, studiando la migrazione dei coralli, un fenomeno purtroppo in atto dovuto ai cambiamenti climatici. A causa del riscaldamento dei mari, i coralli tendono a migrare a maggiori profondità: questo spostamento ancora poco compreso verrà studiato grazie alle decine di campionamenti di coralli che abbiamo condotto dai 20 ai 30 metri di profondità.»

Gioco di squadra. «Queste due settimane sono un'ottima palestra per ricreare le condizioni di una missione spaziale. Più di tutto mi rimarrà l'aspetto umano e l'interazione con il supporto di terra. Inviare sott'acqua quattro acquanauti ha richiesto il lavoro di quasi 100 persone per la preparazione logistica: il loro entusiasmo continua a riempirmi di gratitudine.»

«E poi c'è il grande privilegio di essere stato il primo astronauta europeo comandante di una missione NEEMO, e vedere come un equipaggio molto eterogeneo, senza missioni spaziali alle spalle, cresca e migliori in un ambiente così inconsueto.»

L'audio dell'intervista

21 settembre 2015 Elisabetta Intini
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