Spazio

Luca Parmitano alla COP25: per salvare la Terra occorre capacità di prospettiva

In diretta dallo Spazio, Luca Parmitano ha incoraggiato i delegati della COP25 ad abbracciare con lo sguardo al futuro del nostro Pianeta: è l'unica via per combattere i cambiamenti climatici, nostro comune nemico.

Lanciare lo sguardo Oltre l'orizzonte, Beyond, come il nome della sua attuale missione sulla ISS: è il consiglio che Luca Parmitano ha offerto ai delegati di tutto il mondo riuniti a Madrid per la COP25, durante un collegamento in diretta dalla Stazione Spaziale Internazionale. Quella fornita dall'astronauta dell'ESA, attualmente al comando della nostra base orbitante, è il punto di vista da chi ha potuto osservare di persona la bellezza e la fragilità della Terra dall'alto, un Pianeta che custodisce l'umanità «come una navicella spaziale», nonché l'unica casa celeste che abbiamo.

Testimone oculare. «Nei sei anni trascorsi tra la mia prima missione e questa ho visto con i miei occhi gli effetti terribili dei cambiamenti climatici: ho osservato gli effetti degli uragani Dorian e Harvey, le inondazioni dei fiumi» ha detto AstroLuca. Da quell'unica foto dell'Earthrise, lo scatto catturato dall'orbita lunare nel 1968, che contribuì a risvegliare nell'umanità la coscienza climatica, siamo passati a un programma spaziale umano che colleziona ogni anno migliaia di scatti: «Stiamo raccontando la storia che vediamo in prima persona: non importa se lieta o terrificante. È una storia che va raccontata».

Sguardo a lungo termine. «Ai nostri leader mondiali serve capacità di visione» ha aggiunto Luca Parmitano «attualmente siamo soltanto capaci di vedere quello che accadrà oggi e domani. Ma è un modo molto limitato di pensare, che ci mette in gabbia. Dobbiamo essere capaci di prevedere che cosa accadrà tra 10, 30 anni, 50 anni: avere una visione significa trasformare le sfide difficili in opportunità di crescita. Vuol dire vedere le cose che possiamo sacrificare oggi e trasformarle in benefici per domani: trasporti più puliti, aria più pulita, tutte realtà che sono già raggiungibili grazie alla tecnologia (anche alla tecnologia spaziale) e i cui vantaggi ci torneranno indietro moltiplicati».

Cooperazione. Come ha ricordato AstroLuca, l'ESA è composta da 22 Paesi con background molto diversi che collaborano per il comune interesse dell'esplorazione spaziale. Non solo. Sulla ISS, l'ESA lavora a fianco di Stati Uniti, Russia, Canada, Giappone: una simile cooperazione sarebbe auspicabile anche nelle politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici. «Ci sono due cose che davvero connettono le persone: i grandi sogni (come quello dell'esplorazione spaziale) o un nemico comune, come per noi oggi il riscaldamento globale» ha ricordato Luca Parmitano. E ora che il nemico di tutti è ormai arci-noto, «l'unico modo di combatterlo è ricorrere all'innovazione, ridistribuire le risorse, investire queste risorse nelle idee.

Questa è un'opportunità per rivoluzionare con la tecnologia tutto quello che abbiamo, dai trasporti alla produzione di energia, a quella di cibo».

Un aiuto dallo Spazio. È qui che entra in gioco la tecnologia spaziale. «Oggi abbiamo la costellazione Copernicus dell'ESA che monitora costantemente il nostro Pianeta, gli prova quotidianamente la febbre. Questi dati sono disponibili per tutti in modo che possiamo migliorare la nostra conoscenza dei cambiamenti climatici. Tutto è connesso. Se si guarda solo al clima locale si potrebbero trarre le conclusioni sbagliate, ma i satelliti ci forniscono un gigantesco puzzle in 3D, aggiornato in tempo reale».

11 dicembre 2019 Elisabetta Intini
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