Spazio

Le tempeste solari scatenano le aurore di Giove

Gli eventi particolarmente energetici le fanno brillare con maggiore intensità, nella lunghezza d'onda dei raggi X. La sonda Juno chiarirà le dinamiche della loro formazione.

Il vento solare "accende" le aurore di Giove, rendendo questo spettacolo nella lunghezza d'onda dei raggi X fino a 8 volte più brillante della norma, e centinaia di volte più energetico delle aurore polari terrestri.

È la conclusione di uno studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research – Space Physics, il primo ad osservare le aurore gioviane durante un'espulsione di massa coronale (CME), un evento che scatena una tempesta solare particolarmente intensa.

fatti più in là. Sulla Terra, le aurore polari si formano nella luce visibile per interazione del vento solare con l'atmosfera terrestre. Su Giove le dinamiche sono un po' diverse. Se l'origine delle aurore gioviane (visibili solo nei raggi X) è ancora da chiarire, durante le tempeste solari queste si intensificano.

Le particelle cariche comprimono la magnetosfera di Giove, spostandone il limite anche di due milioni di chilometri; questo tipo di interazione scatena emissioni ai raggi X particolarmente potenti nelle Luci del Nord di Giove, che coprono un'area più estesa della superficie terrestre.

William Dunn, ricercatore del Mullard Space Science Laboratory dell'University College London, ha monitorato le aurore di Giove nei raggi X durante due osservazioni di 11 ore avvenute nell'ottobre 2011, in occasione di una prevista espulsione di massa coronale.

Lapponia, isole Lofoten, 2016:
Lapponia, isole Lofoten, 2016: "Il Drago", una foto di Davide Bortuzzo, lettore di Focus. © Davide Bortuzzo

Hotspot. Durante la tempesta solare, l'aurora gioviana è apparsa 8 volte più brillante del solito; al suo interno, è stato osservato un punto particolarmente brillante (visibile nella foto ai raggi X in apertura) che ha pulsato come un faro, con una frequenza maggiore rispetto alla norma.

Juno, la sonda spaziale della Nasa che arriverà in orbita gioviana nell'agosto 2016, dovrebbe chiarire come si formino questi raggi X, che dal vento solare sono intensificati. I dati raccolti serviranno a studiare le interazioni del vento solare con la magnetosfera di altri oggetti celesti, come esopianeti, nane brune e stelle di neutroni.

25 marzo 2016 Elisabetta Intini
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