«Sarò anche di parte, ma sembra che il meglio del sistema solare venga proprio alla fine» è stato il commento di Alain Stern, il capo della missione New Horizons durante la conferenza stampa di venerdì 17 luglio. Il perché è chiaro dalle foto che potete osservare in questa pagina. Sono le ultime arrivate dalla sonda ai confini del sistema solare e mostrano panorami che hanno stupito i ricercatori: pianure ghiacciate intervallate da piccole catene di colline.
Le pianure sono suddivise in forme irregolari larghe circa 20 chilometri. A dividerle sono delle depressioni poco profonde che in alcuni casi sembrano riempite di materiale scuro, in altre contengono colline non molto alte.
Altrove la superficie sembra incisa da piccoli pozzi che potrebbero essersi formati da un processo di sublimazione in cui il ghiaccio è passato direttamente dallo stato solido a quello gassoso, come succede al ghiaccio secco qui sulla Terra.
Sia le colline sia le pianure sono formazioni geologiche molto recenti (meno di 100 milioni di anni). «Per quanto ne sappiamo potrebbero essersi formate anche ieri» ha scherzato Jeff Moore, un geologo del team di New Horizons.
La zona delle pianure è stata ribatezzata Sputnik Planum e si trova accanto alle catene di montaghe di ghiaccio alte 3.500 metri osservate nelle foto di ieri e ribattezzate a loro volta Norgay Montes, dal nome dello sherpa che salì per primo sul monte Everest quando accompagnò sir Edmund Hillary.
Entrambe le formazioni geologiche sono visibili in questo video che simula, sulla base dei dati raccolti da New Horizons, un sorvolo radente della zona.
Qual è l'origine di queste pianure e delle depressioni che le modellano? I geologi del team di New Horizons al momento possono fare soltanto ipotesi. Forse si tratta di crepe dovute alla contrazione della superficie, un po' come quelle che si formano nel fango dopo che si asciuga; ma potrebbero essere anche prodotti da moti di convezione. In questo caso sarebbero i segnali di celle convettive sottostanti e aprirebbero nuovamente il dibattito su una fonte di calore interna al pianeta nano.
In una versione di questa foto presentata in conferenza stampa si potevano osservare alcune zone con sfumature uniforme. Si ipotizza che siano depositi di metano spinti dall'azione dei venti.
Co2 e atmosfera. Un'altra importante immagine che è stata mostrata è una mappa della CO2 che ne evidenzia la concentrazione nella parte sinistra del "cuore" o “Tombaugh Regio”, in onore allo scopritore del pianeta.
Una serie di altri interessante dati riguardano l'atmosfera di Plutone.
Innanzitutto si è scoperto, grazie alle osservazioni dello strumento Alice, che è molto simmetrica e poco turbolenta (stagnante).
Poi quando la sonda è passata nel cono d’ombra del pianeta, si è potuto misurarne con maggiore precisione l'estensione. In precedenza si pensava che l’atmosfera si estendesse per circa 288 km dalla superficie. I nuovi dati raccolti New Horizons ci dicono che l’estensione arriva a 1.600 km.
Infine sono stati presentati i primi dati relativi alla "atmosfera in fuga" e in particolare la nube di ioni di azoto (in blu nell'illustrazione qui sopra), attraverso cui New Horizons è passata rivelandoli con lo strumento SWAP. Questa nube dovrebbe essere in realtà molto estesa (in rosso), inglobando tutti e i 5 satelliti di Plutone e formando la classica forma di chioma cometaria nel punto in cui si scontra con il debole vento solare.