Venere, lo stesso pianeta in cui sono state rintracciate alcune "firme" chimiche compatibili con la vita, nonché la futura meta di importanti missioni spaziali, rischia di non essere affatto abitabile, nemmeno per gli organismi capaci di sopravvivere in luoghi infernali. Le sue nuvole non hanno abbastanza acqua, e la poca disponibile è presente in goccioline composte soprattutto di acido solforico. Sono le disarmanti conclusioni di uno studio pubblicato su Nature Astronomy.
La scoperta della fosfina. Il 14 settembre 2020 quella stessa rivista scientifica aveva dato l'annuncio della scoperta nell'atmosfera di Venere di fosfina, un gas che sulla Terra è prodotto prevalentemente da organismi biologici anaerobici (che non hanno bisogno di ossigeno per il proprio metabolismo). La presenza del composto in una regione delle nubi di Venere compresa tra i 53 e i 62 km dalla superficie indicava se non altro che sul pianeta sono in corso processi chimici o geologici che non riusciamo a spiegare. Nei mesi successivi, lo studio originale è stato messo in dubbio da altri ricercatori, che sostenevano che i livelli di fosfina fossero di molto inferiori, o che addirittura non ci fossero.
Il lavoro appena pubblicato suggerisce che - fosfina o meno - le nubi di Venere non siano in alcun modo compatibili con la vita, nemmeno con quella più estrema, per lo meno se pensiamo alla vita come si è sviluppata su nostro pianeta. Anche se in quello strato di atmosfera venusiana le temperature sono quasi "terrestri", manca infatti l'acqua per supportare la vita.
Record a confronto. L'analisi guidata da John Hallsworth della Queen's University Belfast prende avvio da due filoni di ricerca: quello che studia la vita in condizioni estreme qui sulla Terra, e quello che rileva temperatura e pressione su altri pianeti, per capire se su di essi sia presente acqua e in quale forma. Sulla Terra, gli organismi capaci di tollerare la scarsità d'acqua o ambienti estremamente acidi sono creature molto elementari. Un fungo che vive in ambienti salati e praticamente asciutti detiene il record di sopravvivenza in condizioni di aridità. Mentre un batterio che sopravvive a un pH di -0.06 è l'organismo che più di tutti resiste all'acido. Quando però ci si sposta su Venere, anche questi superpoteri non bastano più.
Troppo acido. Gli scienziati hanno infatti calcolato che l'atmosfera di Venere avrebbe un'umidità relativa dello 0,4%, oltre 100 volte inferiore a quella minima tollerata da un qualunque organismo terrestre.
Anche volendo essere ottimisti, e immaginando che i venusiani abbiano evoluto metodi per estrarre l'acqua dalla rarefatta atmosfera, il grosso problema sarebbe l'acido solforico, che costituirebbe il 78% del peso delle goccioline di cui sono formate le nuvole di Venere. Si capisce che di acqua ne resterebbe ben poca. Come se non bastasse, l'acido solforico «disidrata i sistemi cellulari, rimuove l'acqua dalle biomacromolecole, riduce le interazioni idrofobiche e danneggia l'integrità plasma-membrana». Insomma creerebbe fondamentali problemi a qualunque forma di vita presente.
Queste considerazioni valgono per la vita così come la conosciamo: basata sull'acqua. Altri liquidi hanno proprietà molto diverse, a partire dai punti di ebollizione e congelamento. Per il momento non sappiamo se la vita si possa basare anche su processi chimici così differenti, ma è interessante pensare che altrove possa essere così.