Tra tutti i rischi associati all'esposizione ai raggi cosmici - le particelle altamente energetiche che bombardano ogni cosa al di fuori dell'involucro protettivo dell'atmosfera terrestre - quelli che impattano la salute sessuale non erano ancora stati considerati. Ci ha pensato ora uno studio della NASA, secondo il quale le radiazioni spaziali, e in misura minore la microgravità, potrebbero causare negli astronauti maschi problemi di disfunzione erettile, anche dopo il rientro sulla Terra.
Un pensiero in più. La ricerca che è stata condotta per ora soltanto sui topi, solleva preoccupazioni per gli equipaggi che si preparano alle prossime missioni nello Spazio profondo, a partire dagli astronauti del programma lunare Artemis, che dovrebbero volare attorno alla Luna già il prossimo anno e metterci di nuovo piede nel 2025. Fortunatamente, i danni inferti dai raggi cosmici ai tessuti vascolari non sarebbero irreversibili, fa sapere il report dell'agenzia spaziale statunitense pubblicato il 22 novembre.
Chi è schermato e chi no. Anche se la disfunzione erettile riguarda più della metà degli uomini sopra i 40 anni, gli effetti del volo spaziale su questa condizione non erano mai stati studiati. Qui sulla Terra siamo protetti dai danni dei raggi cosmici dal campo magnetico e dall'atmosfera del nostro pianeta; gli astronauti sulla ISS godono ancora della protezione del campo magnetico terrestre, ma al di fuori dell'atmosfera ricevono in un giorno la quantità di raggi cosmici che un terrestre incamera in un anno. Sulla Luna e su Marte solo apposite protezioni difenderanno gli astronauti dalle radiazioni cosmiche.
Simulatore di radiazioni. Justin La Favor, esperto di disfunzioni neurovascolari della Florida State University, ha provato a replicare gli effetti delle radiazioni celesti sulla fisiologia maschile sottoponendo alcuni topi a condizioni analoghe a quelle di una permanenza nello Spazio profondo. All'interno dello Space Radiation Laboratory della NASA a New York, i roditori sono stati bombardati di raggi cosmici simulati e tenuti sospesi con un'angolazione di 30 gradi.
Danni prolungati. Quando un anno dopo sono stati analizzati i tessuti incaricati della funzionalità erettile nei topi, si è visto che anche una piccola esposizione ai raggi cosmici aveva aumentato lo stress ossidativo degli animali, danneggiando le arterie che forniscono il sangue al pene. Anche la microgravità simulata aveva avuto un impatto negativo, seppure più contenuto. Secondo gli autori, questo suggerisce che la funzione neurovascolare dei tessuti erettili negli astronauti potrebbe rimanere danneggiata a lungo, anche dopo la fine della missione.
Una possibile soluzione. La buona notizia è che il trattamento con antiossidanti che prendono di mira i percorsi chimici che controllano la circolazione del sangue - come quello dell'ossido nitrico, una sostanza chimica che regola la vasodilatazione - sembra migliorare la funzionalità dei tessuti e contrastare la disfunzione erettile. Di tutte le eredità più o meno "scomode" dei viaggi spaziali di lunga durata, questa non sembra per fortuna permanente.